Villa Romana della Linguella | Portoferraio
Elba Festival Prize – Solisti del Festival – Elba Festival Orchestra
Georgy Kovalev viola | Elba Festival Prize: Diana Koval violino | Boris Garlitsky concertatore | Elba Festival Orchestra
P. Hindemith | Sonata per viola op. 25 n.1 |
A. Annunziata | Fantasia su un canto ucraino per violino e archi (brano commissionato dal Festival) |
W.A. Mozart | Sinfonia n. 31 K. 297 “Parigi” |
I. Breit (Ampio)
II. Sehr frisch und straff (Vivace, stretto)
III. Sehr langsam (Lentissimo)
IV. Rasendes Zeitmaß. Wild. Tonschönheit ist Nebensache (Furioso, Selvaggio. La bellezza tonale è secondaria)
V. Langsam, mit viel Ausdruck (Lentamente, con molta espressione)
Paul Hindemith ha composto la Sonata per viola sola op. 25 n. 1 (ne ha scritte in tutto ben otto, quattro per il suo strumento da solista e altre quattro per viola con accompagnamento) nel 1922 con dedica a Ladislaw Czerny, ma in realtà la scrisse per se stesso ed esiste una registrazione effettuata dall’autore, molto interessante e … stimolante. La Sonata all’epoca suscitò non poche reazioni negative. Questo giovane compositore scrive nello stesso anno una Suite per pianoforte intitolandola proprio ”1922” e pubblica sotto il titolo Ragtime la seguente raccomandazione: “Dimentica tutto ciò che ti hanno insegnato alle lezioni di pianoforte. Non riflettere a lungo sul come prendere il dis [re diesis] con il quarto o il sesto dito. Suona questo brano in modo spontaneo ma sempre con il ritmo preciso, come una macchina. Considera il pianoforte come uno strumento a percussione molto interessante e trattalo in modo conseguente”. All’inizio del quarto movimento della Sonata per viola l’autore indica: “Rasendes Zeitmaß. Wild Tonschönheit ist Nebensache (In tempo furioso. Selvaggio. La bellezza del suono è cosa secondaria). Certamente queste provocazioni erano bravate giovanili nello stile della Nuova oggettività (Neue Sachlichkeit). Ma nello stesso tempo già allora Hindemith ha mantenuto le vecchie immagini della suite delle danze, solo che al posto dei ritmi antichi egli ha messo boston, shimmy, ragtime, elementi del jazz. Ma queste “esagerazioni” non hanno prevalso nella formazione professionale ed estetica del giovane talentuoso musicista: egli già da adolescente suonava nei caffè e nelle orchestre da ballo per mantenersi; poi si era impegnato come primo violino e direttore dell’Orchestra di Francoforte; e, parallelamente alla direzione e alla composizione, Hindemith praticava anche il concertismo, come violista, da solo e all’interno del Quartetto Amar-Hindemith. Ed inoltre era vivida la sua totale ammirazione per Bach e la musica barocca. Quindi anche nella Sonata c’è l’ispirazione bachiana come nelle sue classiche Sonate (Suite) e Partite. Certo è difficile riconoscere nel linguaggio atonale i richiami alla sarabanda come nel terzo movimento, con il suo canto meditativo e lirico.
Tutta la successiva produzione di Hindemith dimostra la sua fedeltà alle tradizioni classiche tedesche (il famoso ciclo polifonico Ludus tonalis per pianoforte in occasione del Bicentenario di J.S. Bach), anche nelle opere liriche, nella musica sinfonica e da camera, e conferma che dopo aver attraversato l’espressionismo e il neoclassicismo, egli divenne indubbiamente uno dei più importanti compositori del XX secolo.
Alessandro Annunziata Fantasia su un canto ucraino per violino e archi
(brano commissionato dal Festival)
Alessandro Annunziata è nato a Roma nel 1968. Si è laureato col massimo dei voti in musicologia, studiando parallelamente pianoforte e composizione, per poi proseguire la sua formazione attraverso ricerche personali sul repertorio contemporaneo e nel campo della musica popolare, in particolare di area mediterranea. Autore di programmi televisivi e radiofonici, consulente musicale della RAI Radio Televisione Italiana e del canale culturale RaiSat1, dal 1999 al 2013 è stato redattore e coordinatore editoriale della «Nuova Rivista Musicale Italiana». La sua produzione comprende composizioni da camera, sinfoniche, per ensembles di vario genere, per il teatro, regolarmente eseguite e commissionate da artisti di livello internazionale, nell’ambito di numerosi festival in Italia, Europa, USA, Canada, dove è stato invitato diverse volte come “guest composer” in importanti istituzioni concertistiche e accademiche, tra le quali la Juilliard School of Music di New York, la USF University of South Florida, la Orquesta Ciudad de Orihuela (Spagna), L’Orchestre du Saguenay Lac S. Jean (Canada) e i Musici de Montreal. Le sue partiture sono pubblicate da RAI COM, da Gérard Billaudot Editeur, Arpèges, Mnemes; sue musiche sono state registrate su Cd Decca Universal, Ravello Records – Naxos, Da Vinci Records, Atma Classique e altri.
Testo:
Oh, il sonno gira intorno alle finestre, E sonnecchia – intorno alla zattera. Al sogno di un pisolino viene chiesto: – Dove passeremo la notte? – Dov’è la calda casetta, Dov’è il bambino,— Passeremo la notte lì E solletica il bambino. Ahi per il gatto e il grugnito, Per un bambino e un pisolino, Il gatto farà le fusa, Il bambino dormirà.
La canzone popolare ucraina “Ohi, chodyt’ son kolo vikon” è stata pubblicata per la prima volta nel 1837 su un almanacco indicata come “ninna-nanna”. Nel 1919, per ordine del leader ucraino Simon Petljura, il famoso coro diretto da Alexander Koshetz è andato in tournée internazionale per far conoscere al pubblico occidentale l’arte ucraina, e in programma nei concerti c’era questa ninnananna. Il coro ha cantano in Europa ed anche negli Stati Uniti, dove l’ho ascoltato un emigrato, membro di una famiglia ebraica, proveniente dalla città di Odessa, che si chiamava George Gershwin, compositore molto promettente. In quel periodo il musicista di Broadway stava componendo l’opera Porgy and Bess. Sembra che la canzone ucraina l’abbia ispirato a scrivere la famosa aria Summertime. Quando Alessandro Annunziata ha ricevuto da parte del Direttore artistico l’invito di scrivere un brano per la giovanissima violinista ucraina, scelta come vincitrice del tradizionale Premio Elba Festival Prize, egli subito ha pensato ad un tema popolare ucraino, da usare come la base di una Fantasia per violino solista e orchestra d’archi. La situazione altamente drammatica in Ucraina ormai da diversi mesi ha impressionato fortemente il compositore che ha voluto esprimere nella sua nuova opera non solo le sofferenze dell’eroico popolo ucraino, ma anche trasmettere la volontà di pace e la speranza di ritrovare la propria terra a tutti i profughi di oggi. Il compositore ha scelto tra molti temi che a lui sono stati “suggeriti” e per caso ha scoperto la stessa ninnananna che, sembra, abbia ispirato molti anni fa l’illustre “collega” ucraino-americano. Naturalmente nella Fantasia di Annunziata questa melodia appare appena riconoscibile, date le mille trasformazioni.
W.A. Mozart – Sinfonia n. 31 K. 297 “Parigi”
I. Allegro assai
II. Andante
III. Allegro
Il terzo e l’ultimo soggiorno di Mozart a Parigi (dal 23 marzo 1778 fino al gennaio 1779) è segnato da molta sfortuna: il compositore affitta insieme alla madre, Anna Maria, un appartamento in Rue du Gros Chenet, dove la povera donna stava quasi sempre da sola perché il figliuolo doveva essere sempre in giro in cerca di lavoro. Nessuna casa nobile apre le proprie porte ai viaggiatori. Non si riconosce ormai più il bambino in quest’uomo di ventidue anni dall’aspetto qualunque. Tra le composizioni più famose scritte durante il viaggio a Parigi si ricordano le Sonate per pianoforte K. 309, 310 e 311, le due Sonate per violino e pianoforte, il balletto Les petits riens, il Concerto per flauto, arpa e orchestra e la Sinfonia n. 31 (anche chiamata, appunto, Parigi): quest’ultima fu eseguita per la prima volta privatamente il 12 giugno 1778 e pubblicamente il 18 dello stesso mese. Per fortuna nostra esistono due lettere di Mozart al padre nella quali egli descrive il proprio “disprezzo” per il gusto del pubblico parigino e ironizza su stesso. Il fatto è che l’orchestra di Parigi era più grande del solito e comprendeva flauti, oboi, clarinetti, fagotti, corni, trombe, timpani ed un forte ensemble degli archi. Da qui una scritta insolita sul manoscritto: “Sinfonia a 10 strumenti”. Per la prima volta Mozart inserisce nella propria sinfonia i clarinetti. Il direttore della società del Concert Spirituel Joseph Legros ha rifiutato il secondo movimento, perché secondo lui questa musica, come dice Mozart, non ha avuto la fortuna di piacergli! “Troppe modulazioni, ed è troppo lungo”. Così Mozart ha inventato subito un altro Andantino. Nella lettera del 12 giugno 1778, precedente alla “prima” della Sinfonia egli rassicura il padre: “Del resto non ho certo dimenticato il primo colpo d’archetto! FORTE e all’UNISONO!”
Dalla lettera al padre datata 3 luglio 1778:
“Ho dovuto comporre una Sinfonia per aprire il Concert Spirituel. È stata eseguita il giorno del Corpus Domini fra il plauso generale. […] Alla prova ero molto preoccupato, non avendo mai sentito in vita mia nulla di peggio; non si può immaginare come abbiano stravolto e straziato la mia Sinfonia per due volte consecutive. […] la Sinfonia è cominciata, [il tenore] Raaf stava accanto a me e proprio a metà del primo Allegro c’era un passaggio che sapevo bene che doveva piacere: tutti gli ascoltatori ne sono stati rapiti ed è scoppiato un grande applauso. Poiché nel comporlo ero ben conscio dell’effetto che avrebbe prodotto, l’avevo nuovamente inserito alla fine… e così stessa accoglienza da capo. È piaciuto anche l’Andante, ma soprattutto l’Allegro finale. Poiché avevo sentito che qui tutti gli Allegri finali cominciano come quelli iniziali, con tutti gli strumenti insieme e per lo più all’unisono, io ho cominciato solo con due violini, piano per otto battute, e immediatamente dopo con un forte. In questo modo gli ascoltatori, come previsto, al momento del piano hanno fatto sst, poi è venuto immediatamente il forte; e sentire il forte e battere le mani per loro è stato tutt’uno. Così per la felicità subito dopo la Sinfonia sono andato al Palais Royal a gustarmi un buon gelato […] “.
Secondo Alfred Einstein, il primo movimento è un po’ la parodia, un gioco tipico di Mozart, fatto per prendere in giro i parigini. Il forte unisono di cui sopra, poi le veloci scale in su, molto brio, tipico per le Ouverture francesi. Ma poi finisce la parodia, Mozart è troppo ambizioso e vuole dimostrare ai parigini ciò che sa fare: viene fuori il bellissimo Andantino, e poi il finale con un ritmo sincopato molto particolare, un secondo tema fugato ecc.
Ma questa bella giornata del 18 giugno non doveva terminare nella gioia. A casa sua Mozart trovò sua madre sofferente. Pochi giorni dopo la Signora Anna Maria Walburga Mozart, nata Pertl, morirà e sarà sepolta a Parigi.