Mercoledì 6 settembre – ore 18.30

Fortezza Pisana | Marciana

Fiati del Festival - Mozart, C.P.E. Bach, B. Bettinelli, J. Harju, A. Doráti

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Informazioni

Rossana Calvi, Davide D'Agostino oboi | Jukka Hariju, Marian Strandenius corni | Andrea Zucco, David Garnés Poveda fagotti
| Adam Walker flauto
W.A. Mozart Divertimento per sestetto di fiati K. 253
C.Ph.E. Bach Sonata per flauto solo in la minore H. 562
Bruno Bettinelli Studio da Concerto per fagotto solo
Antal Doráti La Cicala e la Formica tratto da 5 pezzi per oboe solo (1980)
Jukka Harju Horn Hounds - quei cani pazzi per due corni (2000)
W.A. Mozart Divertimento per sestetto di fiati K. 270

Il programma odierno, con la partecipazione esclusiva degli strumenti a fiato, due oboi, due corni, due fagotti ed un flauto, è costruito in modo di farci godere il suono di sei strumentisti tutti insieme, all’inizio ed alla fine del concerto, negli stupendi Divertimenti di Mozart. Nel mezzo abbiamo la possibilità di apprezzare ciascuno strumento da solo, e la bravura dei loro padroni: nella Sonata di uno dei figli del grande Bach per flauto, nello Studio per fagotto del poco conosciuto compositore moderno italiano Bruno Bettinelli, e nello spiritoso brano per oboe di Antal Dorati, compositore ungherese.

Cominciamo dai Divertimenti di Mozart: il famoso studioso di Mozart Alfred Einstein definisce la musica di questi brani come “innocente”, in quanto scritta prima della Rivoluzione francese che lui chiama “peccato originale”. Per gli strumentisti a fiato, secondo Einstein, Mozart componeva in modo più “primitivo” che per quelli ad arco: in quei tempi era più facile – per un servo – diventare un bravo cornista o fagottista, piuttosto che un violinista o violoncellista. La musica di questo tipo, predisposta per essere eseguita all’aria aperta, come qui da noi (aggiungo anche i clarinetti), non conteneva le marce per le entrate e uscite dei musicisti. Una vera musica da parco: le parti in forma di sonata si scrivono in modo più semplice, al minuetto si aggiungono altre danze; i suoni a due sono puliti, in intervalli di terza o di sesta, si gioca con la forma, e senza alcuna volgarità si usa la cantilena.
Fra il 1775 e 1777 Mozart scrisse alcuni esemplari anche di questo genere, pagine incantevoli, per la perfezione della forma, pur costretta entro limiti ridotti, piene di reminiscenze di musiche da ballo popolari, e magistrali per l’agile trattamento dei fiati. Sei Divertimenti per due oboi, due fagotti e due corni K 213, 240, 252, 253, 270 e 289 furono scritti probabilmente come “musiche conviviali”, da eseguirsi in ricorrenze festive alla corte arcivescovile e perciò trattati con lievità e disinvoltura.
I Divertimenti per archi e quelli per strumenti a fiato, improntati questi ultimi ad una maggiore varietà di effetti sonori, sono musiche di piacevole ascolto, dalla scrittura semplice e lineare e dai giochi armonici chiari e precisi, che riflettono un sentimento classico di superiore equilibrio e serenità. Si avverte la presenza di uno stile cameristico di solida fattura nel contesto di un discorso quanto mai scorrevole. Il dato rilevante di questi Divertimenti è la limpidezza e la trasparenza quartettistica del suono e l’omogeneità e la fusione del gruppo strumentale, nel rispetto delle regole di un linguaggio musicale accessibile a tutti e senza quei tormenti spirituali e quei risvolti tragici che pur esistono nell’arte del Salisburghese.
Il primo Divertimento, K 253 in Fa maggiore, inizia con un Tema, assai spiritoso, sincopato, che contiene 6 variazioni, dove l’ultima variazione, la Sesta, è uguale al Tema ma più veloce. In tutto il brano la parte del primo oboe è principale ma spesso dialoga con il fagotto. Nel Menuetto il Trio è costituito da due episodi. Il Finale è un brevissimo Allegro assai, con la spiritosissima acciaccatura sul tema dell’oboe.

Passiamo subito al secondo Divertimento che ascolteremo dopo i pezzi solistici: Il Divertimento in si bemolle maggiore K. 270 per due oboi, due corni e due fagotti si distingue per la varietà degli accenti melodici e ritmici. L’autografo di questo brano reca la seguente indicazione: “5° Divertimento a 6 di W. A. Mozart nel Gianajo 1777” e si ritiene che il pezzo sia stato scritto per allietare i momenti di riposo della corte arcivescovile di Salisburgo.
L’Allegro molto iniziale è costituito da due temi, ambedue esposti dagli oboi, su accompagnamento del fagotto. Su questo impianto è costruito lo sviluppo dell’intero movimento, secondo un procedimento mirante ad allietare l’animo dell’ascoltatore. L’Andantino ha la forma di una sonata di brevi proporzioni, poggiata su due temi e una coda melodica elaborata sul ritmo della prima frase. È una pagina di pungente fascino sonoro e strumentata con delicatezza di accenti, soprattutto nel gioco delle imitazioni tra oboi e fagotti. Non meno gradevole è il Minuetto con il trio in mi bemolle maggiore su ritmo di valzer, in cui emerge la voce dei corni. Il Presto conclusivo è un rondò, il cui tema brillante sarà ripreso più tardi da Mozart nell’aria della lettera delle Nozze di Figaro. L’impianto del movimento segue una linea classica: tema, intermezzo e ripresa del tema principale, con l’aggiunta di una coda dal ritmo spigliato e divertente, inserito in un gioco strumentale dagli effetti piacevolmente gustosi.

 

Ed ora spendiamo due parole su Carl Philipp Emanuel Bach (1714 – 1788): era il secondo figlio maschio sopravvissuto di Johann Sebastian Bach e della sua prima moglie Maria Barbara. Durante la seconda metà del XVIII secolo la sua reputazione rimase molto elevata. Wolfgang Amadeus Mozart, il quale ebbe rapporti con il fratello Johann Christian Bach, disse di Carl Philipp: “Egli è il padre, noi siamo i figli”. La maggior parte dell’apprendimento musicale di Franz Joseph Haydn deriva dallo studio dei lavori del Bach di Amburgo. Ludwig van Beethoven ammirò e stimò profondamente il suo genio. Nel 1738 Philipp, già famoso come clavicembalista, fu invitato a lavorare presso la corte del Federico II, der Große. Qui egli passerà tre decenni, mentre nel 1768 passò ad Amburgo per ereditare il posto del suo “padrino” Georg Philipp Telemann, cioè la nomina a direttore musicale della città. Esiste un noto quadro di Adolf von Menzel intitolato “Das Flötenkonzert Friedrich des Großen in Sanssouci (Il concerto per flauto di Federico il Grande a Sanssouci). Rappresenta il Re che suona il flauto, e il compositore che l’accompagna sul clavicembalo. Invece noi ora ascolteremo Adam Walker.

 

Passiamo allo Studio da concerto per fagotto solo (1977) di Bruno Bettinelli (1913-2004); l’opera di Bettinelli discende direttamente dalla ricerca di uno spazio strumentale “puro” (ossia non melodrammatico), perseguito in Italia dalla precedente “generazione dell’80” rappresentata da Alfredo Casella, Gian Francesco Malipiero, Giorgio Ghedini, Goffredo Petrassi e Ottorino Respighi. Milanese, è divenuto docente titolare di composizione presso il Conservatorio locale, dove ha formato molti tra i massimi musicisti italiani del secondo Novecento quali Claudio Abbado, Bruno Canino, Aldo Ceccato, Riccardo Chailly, Azio Corghi, Armando Gentilucci, Riccardo Muti, Maurizio Pollini, Uto Ughi e molti altri, non solo nell’ambito della musica colta. Sua allieva era anche la nota cantautrice italiana Gianna Nannini. Ha composto brani solistici per diversi strumenti: per pianoforte, chitarra, organo, clarinetto, fagotto, tromba, flauto, violoncello, fisarmonica.
Lo Studio da concerto per fagotto solo segue il tipo di ricerca sonora relativa ai suoni multipli inventata da Bruno Bertolozzi, ovvero quei suoni che scaturiscono da alcuni strumenti a fiato in base a posizioni diverse delle diteggiature, e dimostra in modo esplicito le odierne ampliate possibilità del fagotto.

Ed ecco qualche curiosità che riguarda il pezzo di Antal Doráti (1906-1988), famoso direttore d’orchestra e compositore ungherese naturalizzato statunitense. La sua carriera si svolse in tutto il mondo a partire dall’età di diciotto anni, quando egli divenne il più giovane direttore dell’Opera Reale di Budapest. Dal 1937 vive in America, dieci anni dopo prende la cittadinanza e dirige anche stabilmente le orchestre di Dallas, Minneapolis, Washington e Detroit, oltre a quelle europee di Londra (BBC e Royal Philharmonic) e Stoccolma, Vienna, Amburgo e Roma; Dorati sarà uno dei direttori più amati e prolifici del XX secolo. Oltre all’attività di direttore, come compositore Doráti ha al suo attivo un catalogo nutritissimo, tra cui spiccano molte composizioni corali e vocali di ispirazione sacra o comunque spirituale, oltre ad opere per orchestra e musica cameristica dagli organici più diversi. Il pezzo in programma è uno della piccola suite “Cinque pezzi per l’oboe” (1980):
1. La cigale et la fourmi (d’après LaFontaine) / La cicala e la formica
2. II. Lettre d’amour (Love Letter)
3. III. Fugue a trois voix (Fugue for Three Voices)
4. IV. Berceuse (Lullaby)
5. V. Legerdemain (Trucchi)

Ecco il testo della fiaba di LaFontaine:
La cicala e la formica
L’estate passava felice per la cicala che si godeva il sole sulle foglie degli alberi e cantava, cantava, cantava. Venne il freddo e la cicala imprevidente, si trovò senza un rifugio e senza cibo.
Si ricordò che la formica per tutta l’estate aveva accumulato provviste nella sua calda casina sotto terra. Andò a bussare alla porta della formica.
La formica si fece sulla porta reggendo una vecchia lampada ad olio.
– Cosa vuoi? – chiese con aria infastidita.
– Ho freddo, ho fame….- balbettò la cicala. Dietro di lei si vedeva la campagna innevata. Anche il cappello della cicala ed il violino erano pieni di neve.
– Ma davvero? – brontolò la formica – lo ho lavorato tutta l’estate per accumulare il cibo per l’inverno. Tu che cosa hai fatto in quelle giornate di sole?
– Io ho cantato!
– Hai cantato? – Bene… adesso balla!
La formica richiuse la porta e tornò al calduccio della sua casetta, mentre la cicala, con il cappello ed il violino coperti di neve, si allontanava, ad ali basse, nella campagna.

 

W.A. Mozart Divertimento per sestetto di fiati K. 253
I. Tema e variazioni
II. Menuetto e Trio
III. Allegro assai

C.Ph.E. Bach Sonata per flauto solo in la minore H. 562
I. Poco Adagio
II. Allegro
III. Allegro

Bruno Bettinelli Studio da Concerto per fagotto solo in la minore H. 562
I. Poco Adagio
II. Allegro
III. Allegro

Antal Doráti – La Cicala e la Formica tratto da 5 pezzi per oboe solo (1980)

W.A. Mozart Divertimento per sestetto di fiati K. 270
I. Allegro molto
II. Andantino
III. Menuetto
IV. Presto

Commento a cura di Valerij Voskobojnikov