Villa Romana della Linguella | Portoferraio
Solisti del Festival – Arturo Cuéllar – Elba Festival Orchestra – Enescu, Cuéllar, Haydn
Miroslav Petkov tromba | Elena Garlitsky, pianoforte | Arturo Cuéllar pianoforte, direttore | Elba Festival Orchestra
G. Enescu | Legenda per tromba e pianoforte |
A. Cuéllar | Concerto per pianoforte e l’orchestra d’archi |
J. Haydn | Sinfonia Hob:I.104 “Londra” |
Lent et grave
Il nome di questo straordinario musicista romeno in programma mi sollecita di dare qualche notizia di lui, grande violinista, pianista, direttore d’orchestra e compositore, a suo tempo paragonato a Mozart per i suoi particolari doti musicali. Ha studiato a Vienna e Parigi, diventata la sua seconda patria (è nato in Moldavia) con i più prestigiosi musicisti del suo tempo: violino con Martin-Pierre Marsick, la composizione con Jules Massenet e Gabriel Fauré. Da giovane si è esibito nella musica da camera con i solisti di altissimo livello: Alfredo Casella, Louis Fournier, Henri Casadesus, Fritz Schneider, Pablo Casals, Fritz Kreisler, Eugène Ysaÿe, Alfred Cortot, Jacques Thibaud, Maurice Ravel e Béla Bartók. Negli Stati Uniti suonò sotto la direzione di Leopold Stokowski, in URSS con David Ojstrach, mentre tra i suoi allievi troviamo Yehudi Menuhin, Yvonne Astruc, Ginette Neveu, Arthur Grumiaux, Christian Ferras e Uto Ughi. L’opera Oedipe (1936), rappresenta una sintesi dei mezzi tecnico-espressivi raggiunti dal musicista nella maturità. Celebri sono le due Rapsodie romene op. 11 (1901) per orchestra; Enescu compose inoltre 5 sinfonie e molta musica cameristica.
Al 1906 risale la composizione di Legende, per tromba e pianoforte. Il pezzo riflette ancora lo stile compositivo dei suoi insegnanti Massenet e Fauré, ma rappresenta un’importante tappa nell’evoluzione tecnica della tromba, verso un uso pienamente cromatico e solistico dello strumento a fiato. Però nello stesso tempo si percepisce l’influenza del folklore romeno. La composizione si basa su due temi contrastanti: un monologo passionale e virtuosismo fiammeggiante. Il brano fu composto per un concorso bandito dal conservatorio ed è dedicato all’insegnante di tromba, Merri Franquin.
Della eccezionale bontà di Enescu si raccontano le storie: una volta a Parigi un violinista assai mediocre ha supplicato il Maestro di accompagnarlo al pianoforte in un concerto pubblico, per attirare l’attenzione dei parigini. Enescu ha accettato ed ha pregato qui presente Alfred Cortot di fare da voltapagine. All’indomani un giornale parigino con lo spirito tipicamente francese ha scritto: “Ieri ebbe luogo un concerto piuttosto insolito: colui che avrebbe dovuto suonare il violino, chissà perché suonava il pianoforte; colui che avrebbe dovuto suonare il pianoforte invece girava le pagine; mentre colui che avrebbe dovuto voltare le pagine – suonava il violino…”
Arturo Cuéllar – Concerto per pianoforte e archi
Le composizioni di Arturo Cuéllar sono caratterizzate da energia, virtuosismo e umorismo in uno stile unico che combina elementi classici e jazz con la musica popolare colombiana. Le sue composizioni, tra cui un concerto per pianoforte, tre quartetti d’archi, due fantasie per pianoforte e orchestra d’archi e altre, sono state eseguite in tutto il mondo, dal Musikverein di Vienna alla Carnegie Hall di New York. Nato in Colombia nel 1960, Cuéllar ha iniziato a suonare il violino all’età di quattro anni con la jazz band di famiglia. Si recò a Londra per studiare composizione con Melanie Daiken al Morley College e poi si trasferì in Svizzera per studiare con Irma Schaichet, lei stessa una illustre allieva di Bela Bartok. Nel 1986 ha sposato la pittrice Corinne Nathan a Zurigo dove vivono insieme ai loro tre figli.
Franz Joseph Haydn – Sinfonia Hob:I.104 “Londra”
I. Adagio. Allegro
II. Andante
III. Minuetto. Allegro e Trio
IV. Finale. Spiritoso
La Sinfonia n. 104 in re maggiore, l’ultima di Franz Joseph Haydn – «la dodicesima che ho composto in Inghilterra», come scrisse sul frontespizio della partitura autografa lo stesso autore – fu eseguita nella New Room al King’s Theatre, a Londra, il 4 maggio 1795. Fu un evento speciale, “La notte di Haydn”, fuori abbonamento rispetto ai previsti concerti dell’Opera Concert di Giovanni Battista Viotti e a totale beneficio del compositore. E stato un concerto in onore di Haydn, un addio, del quale egli annotò nel proprio diario: “L’intera compagnia ne è rimasta lieta, e anch’io. Questa sera ho fatto 4000 fiorini. Una cosa del genere è possibile solo in Inghilterra”. Una somma al tempo straordinaria: basti pensare che corrispondeva al doppio di tutti i suoi risparmi prima di arrivare in terra inglese. La critica andò ben oltre a ciò che Haydn avrebbe potuto sperare, tanto che due giorni dopo si poteva leggere sul Morning Cronicle: «Seppe ben ricompensare le aspettative dei suoi amici scrivendo per l’occasione un brano che per completezza, ricchezza e valore in tutte le sue parti è considerato dai migliori critici come un’opera capace di superare tutte le sue precedenti composizioni».
La 104-a sinfonia conclude non solo il ciclo di 12 sinfonie Londinesi, ma tutto l’operato sinfonico di Haydn, rispecchiando i migliori tratti del suo stile del tardo periodo. Il ciclo a 4 movimenti è basato sull’alternanza contrastante dei tempi: è pieno di gioia vitale, delle sorgenti svariati folkloristici, sia nella cantabilità che nei ritmi danzanti. La lenta introduzione viene opposta all’allegro di sonata, privo del contrasto tra i temi principale e secondario. Poi vengono le variazioni lente, il minuetto vivace con un trio più da camera, ed il finale precipitato, che contiene i tratti della forma di sonata e del rondò. L’orchestra con tutti gli effetti umoristici è piena e leggera mentre la forma della Sinfonia è armoniosa e snella, con tanta inventiva nei motivi e nella polifonia. L’organico dell’orchestra è classica: quattro paia dei legni, due paia dei ottoni (corni e trombe), timpani e archi. In questo aspetto la sinfonia è arrivata al principio del nuovo, XIX, secolo, che si è aperto con le nuove sinfonie di Beethoven. L’orchestra per cui queste partiture vennero concepite comprendeva illustri virtuosi e compositori, e raggiungeva il numero, straordinario per l’epoca, di sessanta elementi.
L’Adagio, una lenta e solenne introduzione, è scritto in tonalità di minore, e sembra di avere un carattere patetico e cupo il che è raro in genere nelle sinfonie di Haydn. Gli unisoni iniziali dell’orchestra con i ritmo puntato si associano con una marcia funebre. Su questo sfondo il motivo dei violini suona come una amara lamentela. Questo Adagio, di per se una forma tripartita in miniatura, s’interrompe misteriosamente con una lunga pausa… E subito appare un’immagine tipicamente haydniana, il tema principale, luminoso, brioso, da danza. Prevale in tutto il primo movimento, anche nel tema secondario e torna anche nella ripresa.
Il tema del secondo movimento, lirico e morbido, all’inizio viene esposto solo dagli archi, ma alla ripetizione entra il fagotto che suona all’unisono in ottava. Le variazioni hanno davvero molti aspetti, che dimostrano le possibilità di trasformare un tema piuttosto modesto. Già nella prima variazione esplode in fortissimo tutta l’orchestra; nell’altra si ode il ticchettio dell’orologio, che ricorda la Sinfonia n.101, nota proprio con questo nome. Da notare un magnifico ed insolito assolo del flauto, sullo sfondo degli accordi cromatici. La variazione conclusiva è piena delle intonazioni cullanti, carezzevoli, con intervento finale dei corni sul pianissimo.
Il Minuetto ancora una volta è una danza contadina, leggermente rozza, assai diffusa nelle sinfonie di Haydn. Sembrano all’inizio a danzare i maschi, in modo un po’ pesante, con accenti sul tempo debole, poi nel Trio come se si esibisse il gruppo delle donne, episodio di suono pianissimo, morbido, trasparente. Anche qui sono presenti i giochi umoristici nei spostamenti ritmici.
Il Finale, basato sul tema di una canzone croata “Oj Elena”, sembra di rappresentare autentica festa contadina, con assoli dei violini, poi dell’oboe, ancora l’imitazione della cornamusa popolare fatta dai corni, fagotti, violoncelli e contrabbassi. All’improvviso entra il tema secondario, un severo corale polifonico, esposto dai violini e fagotti. Si ripete, ma nella coda piena di temperamento, regna allegria totale.
Con questa festa musicale il 63-enne compositore ha salutato per sempre il genere della sinfonia.