Giovedì 2 settembre – ore 18.30
Villa Romana della Linguella | Portoferraio
Separarsi con Dante
Testo di Cesare Mazzonis con estratti dalla Vita Nova e dalla Divina Commedia
700 anni dalla morte di Dante Alighieri
Massimo Popolizio, voce recitante
Gli Archi dell’Orchestra Leonore | Daniele Giorgi, direttore
H. Wolf | Serenata Italiana (vers. per orchestra d’archi) |
F. Schreker | Intermezzo per archi op. 8 |
A. Berg | Sonata op. 1 (arr. per orchestra d’archi di W. van Klaveren) |
G. Mahler | Adagietto (dalla Sinfonia n. 5) |
Cesare Mazzonis ha lavorato alla Rai di Roma fino a raggiungere la Direzione Artistica, poi è stato Direttore Artistico alla Scala dove ha passato 12 anni, e altrettanti al Maggio Musicale Fiorentino. Nel frattempo, per diverse stagioni, è stato Consulente al Megaron di Atene e al Teatro Bolscioi di Mosca, nonchè al Festival Mozartiano di Rovereto e a quello Monteverdiano di Cremona.
Dopo la pensione si è occupato del premio Paganini a Genova e ha collaborato con Claudio Abbado e l’Orchestra Mozart per 5 anni.
Ha pubblicato presso Einaudi i romanzi La vocazione del Superstite e Il Circolo della Vela; presso Feltrinelli La Memoria Fastosa; presso Le Lettere un lungo saggio intitolato Ragnatele sul Nulla e con Alpes La ruota e la via, divagazioni su musica e teatro.
La lettura del testo di Cesare Mazzonis in onore di Dante Alighieri sarà arricchita dall’esecuzione di quattro brani per orchestra da camera, scelti tra i grandi capolavori dell’inizio del Novecento, esempi del tardo romanticismo ed espressionismo europeo. La Serenata Italiana del compositore austriaco Hugo Wolf, famoso soprattutto per la sua produzione liederistica, è una delle poche sue opere non vocali, realizzata nell’arco di tre giorni, dal 2 al 4 maggio 1887, ispirata al romanzo Vita di un perdigiorno dello scrittore Joseph Eichendorff, di cui Wolf, in quel periodo, stava armonizzando alcuni versi per voce e pianoforte. Con il semplice titolo di Serenata in sol maggiore, il brano nasceva come un Quartetto per archi, ma nel 1892 venne riorganizzato per orchestra, poi, nel 1897, Wolf abbozzò anche una tarantella, ma venne rinchiuso in manicomio prima di poter finire. Il tema principale della Serenata è tratto da un’antica melodia italiana suonata con il piffero, le cui variazioni evocano le ardenti suppliche del pretendente e le risposte civettuole della donna. Da notare l’episodio volutamente esagerato e comico, una specie di parodia melodrammatica.
Il grande pianista Svjatoslav Richter, più volte nelle sue memorie, ricorda il nome di un altro compositore austriaco, Franz Schreker, compagno di studi del padre, Teofil Richter, al Conservatorio di Vienna. La sua opera più nota Der ferne Klang (Il suono lontano) è stata rappresentata a Leningrado nel 1925, a quei tempi la produzione ed il nome stesso di Schreker erano conosciuti ed ammirati, sia in patria che in Europa. Con l’avvento del nazismo la splendida carriera di Franz Schreker, figlio di un ebreo ceco e di una aristocratica austriaca, fu spazzata via. Il compositore, amareggiato e umiliato, dopo aver saputo che le sue opere erano state incluse, dalle autorità hitleriane, nella famigerata lista della “musica degenerata”, si spense nel 1934 nella capitale del Terzo Reich. Il suo Intermezzo, un magnifico brano composto all’età di appena 24 anni, ottenne il primo premio della “Neue musikalische Presse”, e lo mise in evidenza nel panorama musicale austriaco.
La Sonata op. 1 di Alban Berg, che viene presentata nella riuscitissima trascrizione del musicista olandese Wijnand van Klaveren, eseguita su commissione dell’Amsterdam Sinfonietta, è l’unico lavoro per pianoforte del celebre compositore austriaco. Composta tra il 1907 e il 1908, non fu tuttavia pubblicata prima del 1911. È stato lo stesso insegnante del giovane Berg, cioè Arnold Schönberg, a consigliargli di fermarsi ad un solo movimento senza aggiungere un secondo e un terzo tempo, come avrebbe voluto la tradizione. In chiave sono indicati due diesis come nella tonalità di Si minore (di per sé molto significativa, di caratteristica mesta e spesso tragica), ma la vasta usanza di cromatismi e scale esatonali rende la base della tonalità molto incerta e instabile. Il brano è scritto nella caratteristica forma sonata con Esposizione, Sviluppo e Ripresa, ma la sua struttura rivela anche l’influenza dell’idea di Arnold Schönberg sulla variazione in evoluzione, che garantisce l’unità del brano musicale facendo derivare tutti gli aspetti della composizione da una singola idea. Ripeto: la trasformazione del flusso del materiale musicale dal pianistico agli strumenti ad arco rende questa composizione ancor più espressiva e drammatica.
Dopo l’uscita del film di Luchino Visconti, Morte a Venezia, il Quarto Movimento della Quinta Sinfonia di Gustav Mahler, Adagetto, è diventato particolarmente famoso poiché sono stati attribuiti i tratti caratteristici di Gustav von Aschenbach, protagonista del film, all’immagine del grande compositore austriaco. Ciò non toglie a questa musica (in tutto 103 battute) la sua dolcissima intimità affidata agli archi, accompagnati dal discreto tappeto sonoro dell’arpa, in un’atmosfera quasi indefinita, eterea, fluttuante, che lo stesso Mahler ha definito “musica delle Sfere”. Pur essendo stata composta nel 1901 ed eseguita a Colonia il 19 ottobre 1904, la Quinta Sinfonia ha subito un’ulteriore revisione, come scrisse l’autore pochi mesi prima della sua morte: “Ho finito la Quinta: in pratica ho dovuto re-instrumentarla da capo. È incomprensibile come abbia potuto allora sbagliarmi del tutto così da principiante. Evidentemente la routine acquisita nelle prime quattro Sinfonie qui mi ha completamente abbandonato: poiché uno stile completamente nuovo esige una tecnica nuova”.
Comunque ricordiamo che La Sinfonia n. 5 di Mahler consta di cinque movimenti divisi in tre parti: i primi due movimenti costituiscono la Parte I (Marcia funebre e Tempestosamente mosso, Con la massima veemenza), il lungo Scherzo centrale è la Parte II, mentre alla Parte III appartengono i due ultimi movimenti Adagetto e Rondò-Finale.