Domenica 3 settembre – ore 18.30

Centro Culturale De Laugier | Portoferraio

Enrico Pace - Erica Piccotti - Solisti del Festival - Rachmaninov, Brahms
150 anni dalla nascita di Sergej Rachmaninov

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Informazioni

Liana Gourdjia violino | David Quiggle viola | Erica Piccotti, Raphael Bell violoncelli | Enrico Pace pianoforte
S. Rachmaninov Sonata per violoncello e pianoforte op. 19
J. Brahms Quartetto per violino, viola, violoncello e pianoforte op. 60

Sergej Rachmaninov – Sonata per violoncello e pianoforte op. 19
I. Lento. Allegro moderato
II. Allegro scherzando
III. Andante
IV. Allegro mosso

Ancora un omaggio a Rachmaninov in occasione del suo 150° anniversario con una celebre composizione del 1901, la Sonata per violoncello e pianoforte, scritta in un periodo di enorme crescita professionale e di piena ripresa creativa dopo un periodo di crisi soprattutto psicologica, legata all’insuccesso della Prima sinfonia. In questa opera – come nel Secondo Concerto, nella Suite per due pianoforti, nella Cantata “Primavera” apparse nello stesso periodo – Rachmaninov raggiunge già la piena maturità e dimostra quella inconfondibile personalità che da allora gli riconosce tutto il mondo. Le sue splendide lunghe melodie, le proporzioni di enorme vastità, costruite con un ritmo di ferro, avvolgono l’ascoltatore e gli procurano emozione, piacere e a volta dolore, come abbiamo constatato nel Trio elegiaco eseguito la prima sera al festival. (Incredibile ma vero, l’autore di queste righe ha conosciuto al Conservatorio di Mosca il pianista Aleksandr Goldenweiser, amico di Rachmaninov, al quale il compositore ha affidato la revisione della partitura nel 1902!). La prima esecuzione della Sonata risale al 2 dicembre 1901 da parte di Rachmaninov e del violoncellista Anatolij Brandukov, professore del Conservatorio ed amico di Čajkovskij, il quale gli ha dedicato il Pezzo capriccioso. Al concerto ha assistito l’insegnante di composizione di Rachmaninov al conservatorio Anton Arenskij il quale ha predetto che da ora in poi dal suo allievo ci si sarebbero potuto aspettare grandi cose. In Occidente la Sonata fu eseguita dal grande Pablo Casals.
Nel primo movimento Lento. Allegro moderato, ambedue i temi sono pieni di cantilena, ma nello stesso tempo la materia musicale si svolge con molta tensione, energia e forza ritmica. Da sottolineare l’uso del ritmo anapestico, costituito da due brevi e una lunga, dunque ⌣ ⌣ -́, tipico in Rachmaninov e che qui diventa una specie di “leit ritmo” nel corso di tutto il movimento. Il secondo Allegretto scherzando riprende dall’epoca del romanticismo un tipo di scherzo assai angosciato, drammatico e piuttosto cupo, anche qui la figura ritmica delle terzine (nei bassi prevalentemente) stabilisce il clima che si alterna con i brevi episodi lirici. Nell’Andante successivo ci aspetta un autentico mare di canto bellissimo e malinconico, ricco di armonia, ma veramente una piena come nei fiumi russi, come una barcarola. Il finale Allegro mosso è meno riuscito, meno personale, vicino allo spirito dei compositori del Gruppo dei Cinque e Glazunov.

 

Johannes Brahms – Quartetto per violino, viola, violoncello e pianoforte op. 60
I. Allegro non troppo
II. Scherzo. Allegro
III. Andante
IV. Finale. Allegro comodo

La musica da camera conta venticinque numeri d’opus nel catalogo di Johannes Brahms, su un totale di centoventidue. Si tratta dei Trii per pianoforte, violino e violoncello, del Trio per pianoforte, violino e corno, del Trio per pianoforte, violino e clarinetto, dei tre Quartetti con pianoforte e tre Quartetti ad arco, fino al Quintetto con pianoforte e due Quintetti ad arco, al sublime Quintetto con clarinetto per non dimenticare i giovanili Sestetti ad arco.
La composizione del Quartetto in do minore op. 60 ebbe inizio intorno al 1855, quando l’amico e mentore Robert Schumann accusava gli atroci tormenti della malattia mentale che l’avrebbe di lì a poco portato alla morte. Insoddisfatto della sua opera e disturbato da questi eventi, Brahms decise di abbandonare il Quartetto; soltanto 17 anni più tardi, nel 1873, l’opera tornò a interessare il musicista che ne cambiò la tonalità, ne rivide il primo movimento, inserì uno Scherzo fra il movimento d’apertura e l’Andante e compose ex novo il Finale. Il lavoro venne concluso nel 1875, esattamente vent’anni dopo la sua prima concezione. Ma il carattere drammatico e appassionato di questa pagina rimase inalterato e si rifà a quegli anni tormentati della vita del musicista amburghese. All’amico Hermann Deiters, cui mostrava nel 1868 il primo tempo dell’op. 60, Brahms disse: «S’immagini un uomo che vuole sopprimersi e al quale non resta nessun altro scampo». E ancora nel 1874, quando trasportando la tonalità da diesis minore a do minore ne cambiava il Finale e aggiungeva lo Scherzo, Brahms ne tornò a parlare al chirurgo e amico Theodor Billroth come di una composizione illustrante «l’ ultimo capitolo dell’uomo in frak bleu e in panciotto giallo»: evidente allusione all’infelice protagonista del romanzo di Goethe «Die Leiden des jungen Werther».
Naturalmente queste considerazioni non hanno un valore programmatico e aiutano a far capire lo stato d’animo brahmsiano dal quale è sbocciato il Quartetto in do minore. L’Allegro del primo movimento è contrassegnato da un senso di agitazione e di insoddisfazione nella sua continua tensione armonica. Ritmicamente vivace e marcato è il successivo Scherzo, in cui il pianoforte sembra trascinare gli altri strumenti in una temperie di romantica passionalità. Va tenuto presente che lo Scherzo non è altro che la trasformazione del terzo tempo di una Sonata per violino scritta nel 1854 in collaborazione con Schumann e Dietrich. Nell’Andante l’autore si immerge in quella penosa e introversa stimmung, tipica del suo intimismo musicale. Lo spigliato allegro finale vuole essere una compenetrazione tra schema classico e spirito di «Sturm und Drang» e testimonia, oltre tutto, delle capacità inventive e costruttive del compositore, nel sicuro dominio della forma.

Commento a cura di Valerij Voskobojnikov