Tuesday September 6 – 6.30 pm
Villa Romana della Linguella | Portoferraio

Friuli Venezia Giulia Choir – Tribute to Pasolini


Monica Mosolo, Massimo Somaglino narrators | Anna Molaro cello | Mauro Zavagno double bass | Michele Montagner, Aaron Collavini percussions | Coro del Friuli Venezia Giulia | Cristiano Dell’Oste choirmaster

“Mio fratello partì in un mattino muto… Pierpaolo e Guido”

J.S. Bach Choirs and Chorals from St Matthew Passion BWV 244
L. Nono Incidental Music for Turcs tal Friúl by Pierpaolo Pasolini
G. Marini Così giunsi (commissioned by the FVG Choir)
V. Guastella In un rantolo che da un angolo si fa canzone… (commissioned by the Festival)

Presentazione di Cristiano Dell’Oste:

Mio fratello partì, in un mattino muto rappresenta l’archetipo poetico, in una citazione, da cui scaturiscono i precipitati di una serie di rimandi e ritorni, germinazioni, declinazioni e amplificazioni della poetica pasoliniana.
Il progetto prende l’avvio dal testo teatrale I Turcs Tal Friul, così come venne proposto nella sua prima presentazione all’interno della Chiesa di San Lorenzo a Venezia nel 1976, con le musiche di scena appositamente scritte da Luigi Nono per coro e strumenti a percussione. In quello spettacolo, realizzato dalla Compagnia del Piccolo Teatro Città di Udine con la regia di Rodolfo Castiglione, e che tanta fortuna ebbe nelle stagioni teatrali successive in Friuli, le percussioni delle musiche di Nono continuavano a richiamare le scosse di terremoto che in quell’anno avevano devastato la terra friulana. Si è scelto, però, di “esportare” il progetto anche al di fuori dei confini regionali, come un omaggio alla terra friulana, alle radici e alla lingua. Si è scelto di declinare alcuni aspetti di natura storica da un lato e modulare una rilettura che focalizzi i tratti più forti di quell’opera: il rapporto tra i due fratelli protagonisti dei Turcs e il rapporto tra i due fratelli Pasolini nella vita reale. Indagare un rapporto quindi, partendo dal contemplativo Pauli e il ribelle Meni del dramma del 1944 per arrivare a Pierpaolo e Guido, impegnati in due modi diversi nella lotta di liberazione.
Guido Alberto Pasolini, nome di battaglia “Ermes”, scelto come dedica ad uno dei più cari amici di scuola di Pier Paolo, partì giovane partigiano nel maggio 1944 all’età di 18 anni, con la pistola nascosta in un libro. Il 7 febbraio 1945 fu catturato alle malghe di Porzûs da un gruppo di partigiani comunisti appartenenti ai GAP friulani delle Brigate Garibaldi e trasferito con altri compagni al Bosco Romagno, vicino a Cividale del Friuli. Sottoposto ad interrogatorio e processato in modo sommario il 12 febbraio 1945, la stessa mattina venne ucciso, condotto sotto scorta sul luogo destinato all’esecuzione. I suoi resti furono riesumati a guerra finita, tra il 10 e il 20 giugno 1945, assieme a quelli delle altre vittime dell’eccidio. Dopo il solenne funerale, i resti di “Ermes” vennero traslati a Casarsa, ove tuttora riposano in una tomba vicino all’ingresso del cimitero, che l’amministrazione locale ha riservato ai suoi Caduti per la Libertà. Nello stesso cimitero, a qualche metro di distanza da quella di Guido Alberto, riposa il fratello Pier Paolo.

Uno spettacolo multidisciplinare con musiche strumentali, corali e lettura drammatica ad opera di due voci recitanti. Il concerto-spettacolo si avvale di un’impostazione drammaturgica che si dipana in alternativa tra le musiche originali di Luigi Nono e altre musiche di compositori prediletti da Pasolini, fino a comprendere nuove composizioni commissionate espressamente per il progetto. In scena vengono coniugati quindi gli aspetti teatrali della penna di Pasolini, riguardanti specificamente il rapporto fra i due fratelli, con le musiche strumentali e corali molto care al poeta. Un leitmotiv sarà il corale finale della Passione secondo Matteo “Wir Setzen uns”, brano simbolo della vita di Pasolini, di forte impatto drammatico, che ad intervalli ricorrenti cucirà l’azione scenico-musicale tra presenza attorale ed esecuzione musicale. Due nuove composizioni poi, appositamente commissionate: un brano scritto per il coro da Giovanna Marini, iconica figura legata a Pierpaolo nella cultura musicale popolare e negli ideali politici, sul testo della poesia La resistenza e la sua luce, una scrittura scarna che rimanda a quegli idiomi tipici della musica della Marini, dove le voci vengono utilizzate nelle loro potenzialità evocative di un canto della terra; e il brano della compositrice Virginia Guastella, dove il rumore del motore di macchina famigliare che “in un rantolo da un angolo si fa canzone” è uno dei suoni del quartiere che per Pasolini sanno di vita vissuta. La pioggia, le risate, la vita come corporea, collettiva presenza, che si manifesta nei suoni teneramente intonati di quel quartiere dove anche il senso della perdita, come un uccellaccio nero nei teneri grigiori del Friuli, si affaccia nel quotidiano con la sua oscura presenza. Il brano si conclude con un inno alla vita: il coro a otto parti lo intona in un reticolo di parole che manifesta la passione di essere nel mondo, manifesto della vita.
I testi letterari proposti sono ripresi dalle lettere, dalle poesie, dalle prose di Pasolini, ma hanno tutti un tema comune: il tremendo dolore che il poeta ha provato per la morte dell’amato fratello, ucciso in uno degli episodi più tristi della Resistenza italiana, quell’eccidio compiuto alle malghe di Porzûs da partigiani garibaldini filotitini a danno di altri partigiani appartenenti alla Brigata Osoppo. L’episodio è ancora oggi motivo di contesa tra le parti, mai veramente compreso nelle sue motivazioni come nei suoi momenti più drammatici, ma quel che resta sono le diciassette vittime che avrebbero dovuto, come Guido, tornare a casa dalle loro famiglie.

‘No, Guido, non salire!
Non ricordi più il tuo nome? Ermes, ritorna indietro,
davanti c’è Porzus contro il cielo
ma voltati, e alle tue spalle
vedrai la pianura tiepida di luci
tua madre lieta, i tuoi libri.
Ah Ermes non salire,
spezza i passi che ti portano in alto,
a Musi è la via del ritorno,
a Porzus non c’è che azzurro’.
(PPP)

Commento di Valerij Vokobojnikov:

Da aggiungere soltanto qualche notizia riguardante il rapporto, molto intenso, di Pasolini con la musica “classica” e non soltanto. Nel suo testo Poeta delle ceneri Pasolini definisce la musica come “l’unica azione espressiva forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà”. L’incontro con Johann Sebastian Bach, determinante nel suo cinema, per Pasolini avvenne durante la guerra grazie ad una violinista profuga slovena che suonava la Siciliana dalla Sonata BWV 1001. Nel film Accattone usò la musica di Bach perché qui “la degradazione in qualche modo è sacra e Bach mi è servito a far capire ai vasti pubblici queste mie intenzioni”. Ne Il Vangelo secondo Matteo, 1964, troviamo una larga presenza di Mozart, la cui musica, grazie all’amicizia con Elsa Morante, gli si scopre nella sua “leggerezza mortuaria”. Dopo Bach, Mozart con il Requiem in Teorema, 1969; l’Adagio dal Quartetto delle dissonanze K 465 in Edipo re, 1967; del Quartetto K 458 ne Il fiore delle mille e una notte, 1974; La Maurerische Trauermusik K 477 in alcuni momenti del Vangelo, nella scena del calvario. Una curiosità: affascinato dall’universo bachiano, dalla musica di Mozart e di Beethoven, Pasolini manifesta un netto rifiuto nei confronti delle avanguardie: “È un’idea sbagliata – dovuta come sempre alla mistificazione giornalistica – quella che io sia un … ‘modernista’. Mi lasci amare Masaccio e Bach, e detestare la musica sperimentale e la pittura astratta”. Invece ironico e sarcastico con l’opera lirica, come Traviata, Nabucco. Per lui la canzonetta e la TV è il “GENOCIDIO CULTURALE”; diverso è il rapporto con i canti popolari: bulgari e romeni nel già citato Edipo Re, e nella Medea, 1969. Nell’ultimo film Salò, 1975, c’è la musica pianistica di Chopin: la pianista si toglie la vita mentre un antico canto popolare friulano, “Stelutis Alpinis”, irrompe nel finale. Fortemente simbolico nella colonna sonora il breve brano di Ennio Morricone per pianoforte, del quale il compositore disse: “Dopo la sua scomparsa, consigliato da Enzo Ocone, che ci presentò, gli dedicai l’ultimo brano che scrissi per Salò. Nella partitura scrissi Addio a Pier Paolo Pasolini! E queste parole diventarono il titolo”.