Venerdì 10 settembre – ore 11.30 | Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Santuario della Madonna del Monte | Marciana

Trekking musicale
Quartetti di J. Haydn nei luoghi di Napoleone
200 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte

Boris Garlitsky, Jaha Lee violini | Béatrice Muthelet, viola | Giovanni Gnocchi, Simon Tetzlaff, violoncelli

J. Haydn Quartetto per archi op. 33 n. 5 (Hob.III:41)
Vivace assai
Largo cantabile
Scherzo e Trio
Finale. Allegretto
J. Haydn Quartetto per archi op. 74 n. 3 (Hob.III:74)
Allegro
Largo assai
Menuetto. Allegretto e Trio
Finale. Allegro con brio

 

Abbiamo già ascoltato nel corso del presente Festival uno dei Quartetti di Haydn cosiddetti “russi”, in quanto questi Quartetti op. 33, pubblicati dall’editore Artaria nel 1782, pare siano stati eseguiti per la prima volta in casa della Gran Duchessa, moglie del futuro imperatore russo Paolo II, durante la loro visita a Vienna e quindi recano la dedica al granduca Pavel Petrovič. Esiste una testimonianza diretta dello stesso compositore a proposito di questi Quartetti, egli scrisse nel 1781 allo scrittore svizzero Johann Caspar Lavater: “Sto pubblicando, a sottoscrizione, al prezzo di 6 ducati, un lavoro, che consiste di sei Quartetti per 2 violini, viola e violoncello concertante, correttamente copiati, e scritti in una nuova e speciale maniera (dal momento che non ne ho composti per dieci anni)”. In una bella presentazione del Quartetto op.33 n.5, in esecuzione oggi, il noto musicologo e presentatore della radio3 Suite, Oreste Bossini ci aiuta di scoprire “In che cosa consiste la nuova e speciale maniera reclamata dall’autore?” Facendo un passo indietro nella vita creativa di Haydn, cioè tornando ai Quartetti op.20, scopriamo due fatti, due elementi importanti riguardo il periodo appena trascorso: Il primo aspetto riguarda l’intenso lavoro teatrale in cui egli fu impegnato nel corso degli anni Settanta, durante i quali, seguendo gli ordini del suo “padrone”, ma soprattutto mecenate ed estimatore, principe Nikolaus Esterhazy, dovette allestire delle vere e proprie stagioni di opera lirica. Il suo datore di lavoro, come si direbbe oggi, prima fece aprire un teatro di marionette e poi, a partire dal 1776, rappresentare nel suo palazzo sia le opere di Haydn stesso, sia quelle di noti compositori italiani come Paisiello, Anfossi, Piccinni. Il secondo elemento nuovo per l’Haydn “quartettista” è rappresentato dal nome di Mozart, il suo unico “concorrente” nell’ambito della musica da camera e l’unico interlocutore serio nell’evoluzione e nella sistemazione dello stile classico. Un po’ più tardi, tra 1782-1785 Mozart pubblicherà presso lo stesso editore Artaria i suoi sei Quartetti dedicandoli a Haydn, e pregandolo nella prefazione che egli potesse “accogliere i sei figli [i quartetti] ed essere loro padre, guida e amico”.
Quel che abbiamo scritto sopra ci aiuterà a comprendere il davvero nuovo (e sempre incredibilmente fresco, come giustamente diceva Richter di questo amatissimo compositore) “senso del comico,” dell’umorismo musicale e teatrale presente in tutto il Quartetto a partire dal primo Vivace assai, che sembra un’autentica Ouverture di un’opera lirica. Ad aprire la “rappresentazione” nel secondo movimento, Largo, sentiamo un’Aria per soprano, cantata principalmente dal primo violino ed appoggiata da altri tre componenti. Come scriveva Oreste Bossini, anche senza il testo, qui si potrebbe immaginare “un pathos sentimentale degno di Metastasio.” Lo Scherzo pieno di buffi sforzati e altrettanto sorprendenti pause – un’altra innovazione – si trova al terzo posto, dopo il Largo e sostituisce il tradizionale Minuetto. Nel Finale Allegretto troviamo altre novità: invece che in forma-sonata, Haydn scrive le Variazioni evitando “le regole”, e inventando con maestria un’incredibile quantità di modi, spesso comici, di trasformare il tema.
Ed ecco l’ultimo dei Quartetti di Haydn presentati all’Elba in onore dell’Imperatore, a scelta della Direzione artistica e degli interpreti, op. 74 n.3 soprannominato “Reiter Quartett”. I sei quartetti dell’opera 71 e dell’opera 74, detti Quartetti Apponyi, in quanto dedicati al conte ungherese Anton Apponyi, sono del 1793 e costituiscono un gruppo omogeneo di sei composizioni. Benché al momento della pubblicazione gli editori londinesi Corri & Dussek li facessero apparire in due raccolte separate di tre lavori ciascuno – l’op. 71 nel 1795 e l’op. 74 nel 1796 – questi lavori sono stati concepiti da Haydn come un’unica serie di sei secondo le abitudini editoriali dell’epoca e come dimostra anche la dedica comune al conte Apponyi. Il conte pagò a Haydn 100 ducati in cambio della dedica ed è molto probabile che almeno qualcuno di questi sei Quartetti op. 71 e op. 74 abbia avuto un’esecuzione privata nella sua residenza viennese mentre Haydn stava per tornare in Inghilterra. Molti elementi ci dicono chiaramente che il compositore li scrisse pensando proprio al pubblico londinese e alle situazioni in cui sarebbero stati eseguiti (nelle grandi sale da concerto da 800 posti), affiancati, nella stessa serata alle sue ultime Sinfonie per orchestra. Il nomignolo assolutamente apocrifo, “Il cavaliere”, del Quartetto in esecuzione odierna, può essere legato al motivo iniziale di carattere saltellante (4 battute con le acciaccature e altre 4 con le salite dalla nota bassa fino alle più alte) e a quella che può sembrare una cavalcata, nel Finale. Ma attenzione: non meno importante e prezioso è il tempo lento, Largo assai, in forma tripartita, dove la tonalità principale è in Mi maggiore e diventa mi minore nella parte centrale. In questo episodio centrale l’assolo del primo violino, privilegiato dall’ultimo Haydn di ricche fioriture virtuosistiche, viene interrotto da una fitta pulsazione e da una certa tensione armonica. Pure il breve e scorrevole Minuetto (Allegretto) è costruito sull’alternanza maggiore-minore, ma è anche caratterizzato da una certa ambiguità armonica e da frequenti cromatismi. Anche nell’Allegro con brio conclusivo la tonalità di sol minore alla fine si trasforma in Sol maggiore: tutto il movimento è di un’energia e di una pulsazione ritmica straordinarie, la musica brillante e di forza quasi sinfonica ci trascina, con diverse sorprese, sul piano delle modulazioni e delle soste improvvise, la scrittura è di grande effetto.
La chiusura di questo breve ciclo dei Quartetti di Haydn non potrebbe essere più felice! E ricordiamo sempre il consiglio di uno dei migliori interpreti delle Sonate di Haydn, Svjatoslav Richter: “Ascoltate ogni mattina un Quartetto di Haydn, procura un grande piacere e probabilmente fa bene alla salute!”

 

Haydn e Napoleone

Dalle varie fonti risulta che Napoleone fu un grande ammiratore di Franz Joseph Haydn: è noto l’episodio in cui, durante l’occupazione di Vienna da parte delle sue truppe, nel maggio 1809, mise un picchetto d’onore in segno di rispetto davanti alla casa del compositore morente, in Kleine Steingasse. Il compositore in quei giorni era ormai un invalido: ma nonostante la debolezza, come si raccontava, ogni mattina si alzava, andava al pianoforte per eseguire, in segno di protesta contro l’aggressore, l’Inno dell’Austria composto da Haydn stesso nel mese di gennaio 1797 al ritorno dall’Inghilterra, dove rimase assai impressionato dall’inno nazionale God Save the Queen. Allora, tornando a Vienna, il compositore austriaco decise che nel suo paese regnava, a causa della disfatta nella guerra contro Napoleone, una generale depressione spirituale, e che bisognava tirare su il morale del popolo con una canzone di forte carattere patriotico. Nel gennaio del 1797 egli mise in musica una breve poesia di Ledopold Haschka “Gotte erhalte Franz den Kaiser”, che fu immediatamente approvata dal popolo e dalle autorità e dal 12 febbraio 1797 fino al 1918, fino alla fine della monarchia, rimase inno nazionale. Su questa base musicale viene attualmente cantato Das Lied der Deutschen, inno della Repubblica Federale Tedesca. Così, i russi cantano sulla musica di Aleksandr Aleksandrov, gli italiani su quella di Michele Novaro, mentre i tedeschi hanno la musica di Franz Joseph Haydn.

Ora, durante il mese di maggio del 1809, Vienna era assediata dell’esercito francese e qualche proiettile cadde proprio nei pressi della casa di Haydn: la servitù si spaventò molto ma “papà Haydn” li tranquillizzò dicendo che finché c’era lui, alla casa non sarebbe successo niente di brutto. Ciononostante, mentre il bombardamento continuava, il vecchio compositore (77 anni!) abbandonò questo mondo, la mattina del 31 maggio 1809: il suo cuore non sopportò la violenza e il rumore assordante delle esplosioni. Nella città dove padroneggiavano i soldati francesi, per molti giorni non si seppe della scomparsa del geniale musicista, il suo funerale passò quasi inosservato, il 15 giugno in onore del compositore si tenne una messa funebre con l’esecuzione del Requiem di Mozart. Pare che l’Imperatore abbia ordinato di essere rappresentato da qualche suo alto ufficiale, non partecipando alla cerimonia in prima persona.

L’idea di eseguire in onore del Bicentenario Napoleonico proprio i Quartetti di Haydn nelle sue dimore e residenze elbane, fu suggerita dal fatto che proprio a Napoleone è dedicata la prima edizione completa dei Quartetti per archi di Haydn, nota come “Édition Bonaparte”, pubblicata in Francia   nel 1801 da Pleyel (che del grande compositore fu allievo) con la dedica “au Premier Console Bonaparte”. In programma due eventi nelle Residenze Napoleoniche che oggi ospitano il Museo Nazionale: la Palazzina dei Mulini, detta anche “Villa dei Mulini”, e la Villa di San Martino, entrambe a Portoferraio, mentre in data 10 settembre le musiche di Haydn risuoneranno nei pressi del Santuario della Madonna del Monte, alle pendici del Monte Giove, presso Marciana, noto per aver ospitato Napoleone Bonaparte e la sua amante Maria Walewska nel 1814.

Ancora qualche dato storico da noi rinvenuto qua e là sugli intrecci biografici tra la vita del grande compositore austriaco e quella dell’ Imperatore: nel catalogo delle opere di Haydn, (costato 30 anni di paziente lavoro al musicologo olandese Anthony van Hoboken), pubblicato nel 1957, risultano come “di dubbia attribuzione” ben due Marce che Haydn avrebbe scritto in onore di Napoleone, Napoleons Siegesmarsch e Napoleon Marsch, con il seguente organico: 2 clarinetti, 2 fagotti, un serpentone (specie di cornetto), 2 corni, tromba e percussioni. Le Marce sono state pubblicate nel 1795 sulla rivista Diletto musicale da un editore privato.

La prima delle sei Messe scritte da Haydn nel 1796 in Do maggiore fu soprannominata “Missa in Tempore Belli”, perché nel periodo della sua composizione l’esercito di Napoleone, spostandosi verso la frontiera austriaca, invase il Nord Italia. Haydn vi usò, in particolare nell’Agnusdei, il canto ecclesiastico, mentre le trombe e tamburi dovrebbero creare delle associazioni con la guerra. Più tardi, nel 1800, Haydn fu inviato ad assistere alla prima parigina dell’oratorio Creazione del mondo (Die Schöpfung) ma a causa del conflitto tra l’Austria e la Francia non poté essere presente, del resto la sua salute all’età di 68 anni, non avrebbe retto un viaggio così impegnativo. Il concerto si tenne il 24 dicembre 1800, tutti i biglietti vennero venduti con 15 giorni di anticipo e l’esecuzione ebbe un’enorme successo. Napoleone si stava recando a teatro per assistere a questa storica “prima”, ma durante il viaggio, mentre la sua carrozza percorreva la rue Saint-Nicaise, esplose potente bomba che costò la vita a cinque persone mentre altre ventisei rimasero gravemente ferite. Napoleone e la moglie Giuseppina sfuggirono per un soffio alla morte.

Per quanto riguarda l’Edizione dei Quartetti, con la dedica al Console Bonaparte, dobbiamo precisare che Ignace Pleyel fondò nel 1797 una propria casa editrice musicale («Maison Pleyel»), che tra l’altro nel 1801 pubblicò l’edizione completa dei Quartetti di Haydn. Nel 1805 Pleyel partì per Vienna proprio per regalare al compositore la nuova edizione dei suoi Quartetti per archi. Il figlio dell’editore così descrisse questa visita: “Haydn è completamente decrepito, con molta fatica pronuncia qualche parola e poi gli manca il respiro. Cammina con difficoltà, ha appena 73 anni ma ha l’aspetto di un 80-enne. Dice di continuo che è troppo vecchio ed è inutile al mondo”.

Per concludere presentazione riporto dai Diari del grande pianista Svjatoslav Richter un suo consiglio: “Ascoltate più spesso i quartetti di Haydn. Ne trarrete molto piacere e utilità (probabilmente anche per la salute).

 

Commento a cura di Valerij Voskobojnikov