Mieczysław Weinberg – Sonata per violoncello solo n. 1 op. 72
Adagio
Allegretto
Allegro
Mieczysław Weinberg – Concertino per violoncello e archi op. 43A (1948)
Adagio
Moderato espressivo
Allegro vivace
Dobbiamo essere veramente grati al M° Mario Brunello per la sua instancabile attività di scopritore delle opere sconosciute, della musica “taciuta” per molto tempo, in particolare dell’aria russo-sovietica. A parte a noi note le opere dei compositori armeni eseguite qui all’Elba, Brunello ha tirato fuori dall’oblio i Concerti di Mjaskovskij e di Kabalevskij, compositori vissuti nell’epoca del “realismo socialista”. Ma come ho scritto più volte, anche in quell’epoca in URSS vissero i musicisti onesti di grande talento e per molto tempo ignorati anche in Italia a causa della loro lontananza dal linguaggio d’avanguardia. Non è un segreto che in Italia per molti anni regnò questa regola: la buona musica è solo quella che usa la tecnica contemporanea.
In particolare è pregevole la decisione di Mario Brunello anche oggi presentare due composizioni di Mieczysław Weinberg, musicista di enorme talento, del destino a dir poco tragico, che da un po’ di tempo – ormai dopo la sua scomparsa nel 1996 – viene eseguito in tutto il mondo ed anche registrato sui dischi. Nato a Varsavia ma costretto di fuggire dalla Polonia, invasa dai nazisti tedeschi, prima a Minsk e poi a Taškent, prima di stabilirsi definitivamente a Mosca, Mieczysław Weinberg era, come osservò Šostakovič, “uno dei compositori più eccezionali dei giorni nostri” e un caro amico del compositore più anziano. Le quattro Sonate per violoncello solo di Weinberg sono le seguenti: Sonata n.1 op.72 del 1960 è dedicata Mstislav Rostropovič; la Sonata n.2 op.86 del 1965 è dedicata al violoncellista Valentin Berlinskij, solista e fondatore del famoso Quartetto “Borodin”; anche la Sonata n.4 op.121 del 1977 è dedicata a questo magnifico musicista; invece la Terza Sonata op.106 è del 1971 non reca nessuna dedica. Inoltre per violoncello solo Weinberg ha composto anche 24 Preludi op.100 nel 1969 ed anche questo ciclo, ancora da scoprire!, era composto come regalo per Mstislav Rostropovič.
Nella Sonata per violoncello solo n. 1 op. 72 è interessante il contrasto tra il secondo e terzo movimenti: un Allegretto sereno, spensierato, affascinante come primavera, e il finale Allegro angosciato, pieno di meccanicità nervosa. Il primo movimento, un lirico Adagio, leggermente triste, ma non eccessivamente cupo. In tutta la composizione appaiono le bellissime melodie, una delle facciate del grande talento di Weinberg.
Il Concertino op. 43 a è di recente scoperta. Ho stabilito, dai racconti del primo interprete di questo Concertino Petr Kondrašin, nipote del famoso direttore d’orchestra russo, che questo manoscritto l’autore lo ha consegnato un giorno al nostro caro amico Manascir Jakubov, che forse voi ricorderete come nostro ospite qui all’Elba, per la revisione. Dopo la sua morte il manoscritto fu restituito all’archivio di Weinberg e nel 2017 il Concertino fu eseguito nel quadro del Forum Internazionale in Russia intitolato “Mieczysław Weinberg. Il ritorno”. Devo precisare che nell’elenco delle opere di questo grande compositore compilato nel 1986, sotto l’opus 43 risulta il Concerto per violoncello e orchestra eseguito infatti per la prima volta dal dedicatario Mstislav Rostropovič il 9 gennaio 1957 sotto la direzione di Samuil Samosud. (Aggiungo subito che la maggior parte del materiale musicale, i temi e interi episodi, sono stati inseriti nel Concertino). E anche sul manoscritto del Concertino risulta la data della composizione 1948.
Soltanto pronunciare questa data, l’anno 1948, fa venire i brividi: il 13 gennaio 1948 è stato ucciso un grande attore, regista del teatro di Stato ebraico Solomon Michoels, che era il suocero del compositore. In data 9 gennaio ebbe l’inizio la storica ed infame campagna contro i formalisti nella musica, accuse rivolte ai migliori compositori sovietici: Šostakovič, Prokof’ev, Mjaskovskij, Chačaturya, Šebalin. All’inizio del 1953 Weinberg fu arrestato e liberato dopo la morte di Stalin anche grazie all’intervento dell’amico Šostakovič.
La musica del Concertino non ha bisogno dei commenti particolari, è impressionante da sola, di contenuto tragico, molto intima, piena di dolore nascosto, vicina alla fine della vita.
Biografia del compositore:
Weinberg, Mieczysław (nato Mojsze Wajnberg; russo Moisej Samuilovič Vajnberg) /Varsavia, 12 gennaio 1919 – Mosca, 26 febbraio 1996/ compositore di origine polacco-ebraica vissuto nell’URSS. Autore di 26 sinfonie e 7 opere, tra cui La passeggera, L’idiota da Dostoevskij e Il ritratto da Gogol’; del balletto La chiave d’oro tratto dalla favola di Aleksej Tolstoj, la versione russa del Pinocchio di Collodi, di 17 Quartetti d’archi, di opere da camera per violino, viola, violoncello e contrabbasso in varie combinazioni, anche con pianoforte, di 6 Sonate per pianoforte e brani pianistici, di 10 Concerti per violino, violoncello, flauto, tromba, clarinetto con orchestra. Miracolosamente fuggito nel settembre del 1939 a piedi da Varsavia occupata dai nazisti verso l’URSS, completò gli studi di composizione al Conservatorio di Minsk; nel 1941 venne sfollato a Taškent, nell’Uzbekistan. In quel periodo si stabilì il legame con Dmitrij Šostakovič, il più importante della sua vita artistica. Sul suo invito nel 1943 Weinberg si trasferì a Mosca dove iniziò la sua prolifica attività di compositore e pianista. Il 13 gennaio 1948 a Minsk, per ordine di Stalin, fu ucciso suo suocero Solomon Michoels, grande attore e regista, poi fu la volta dei “cosmopoliti senza patria” e l’”Affare dei medici assassini”: tra le sue vittime c’era anche lo zio di Natalia, moglie di Weinberg. All’inizio del 1953 Weinberg fu arrestato e liberato dopo la morte di Stalin anche grazie all’intervento dell’amico Šostakovič. La musica di W. è di modernità moderata, egli usò la tonalità allargata e non evitò la sperimentazione della dodecafonia e del minimalismo. Il tema dell’Olocausto, il dramma della sua famiglia sterminata in Polonia, è naturalmente al centro della sua produzione. Eseguito da Ojstrach, Gilels, Rostropovič, Kondrašin, “Quartetto Borodin”, Gidon Kremer, a lungo fu visto all’ombra di Šostakovič, che lo considerava tra i più talentuosi musicisti, Weinberg viene lentamente riscoperto come uno dei geni del ventesimo secolo.
Antonín Dvořák – Serenata per orchestra d’archi op. 22
Moderato
Tempo di Valse
Scherzo: Vivace
Larghetto
Finale: Allegro vivace
Secondo il più scrupoloso biografo di Dvoràk, Otakar Sourek, alla musica da camera propriamente detta, sono chiaramente assimilabili le due Serenate, in mi maggiore per archi e in re minore per fiati, rispettivamente op. 22 e op. 44, “per varie ragioni, non soltanto d’ordine tecnico: il musicista era consapevole della tradizione d’origine settecentesca della ‘serenata’, d’una composizione cioè pluripartita nell’articolazione, formalmente contraddistinta da elementi derivati dalla Suite e dalla Sonata, di carattere più leggero e libero della Sinfonia. Ed era egualmente al corrente del fatto che la fioritura di questo genere creativo era dipesa dalla disponibilità di strumentisti boemi, sia tra gli archi sia tra i fiati, arruolatisi nelle orchestre arcivescovili o principesche mitteleuropee” (1956).
Composta a Praga dal 3 al 14 maggio 1875, la Serenata per archi in mi maggiore è una delle opere più apprezzate di Antonín Dvořák; lavoro affascinante e ricco di ottimismo, si distingue nettamente in questo genere musicale, spesso praticato da compositori ancora alla ricerca del proprio stile creativo, a volte con esiti deludenti. Scritta per un organico meno ampio dell’orchestra sinfonica, ma che supera l’intimità dell’ensemble cameristico, la Serenata per orchestra d’archi Op. 22 di Antonín Dvořák incorpora elementi nazionalistici cechi, canti di strada e melodie contadinesche. Viene eseguita per la prima volta a Praga il 10 Dicembre 1876, l’orchestra è diretta da Adolf Čech.
La composizione si articola in cinque brevi movimenti, Moderato, Valse, Vivace, Larghetto, Finale, dove ciascuno di essi esprime un carattere particolare. L’iniziale stile cantabile è seguito da un valzer lento; nel terzo movimento prevale lo spirito giocoso, burlesco; del quarto movimento si ammira la bellezza lirica e del quinto la vivacità e la gaiezza. Dvořák conferisce organicità e coerenza a tutto il brano conservando frammenti di materiale melodico tra vari movimenti, poi ricapitolati nel finale e prima della conclusione, dove si riafferma il tema di apertura.