Martedì 7 settembre – ore 18.30
Villa Romana della Linguella | Portoferraio

Concerto per i 25 anni del Festival

Michael Guttman, violino | Jing Zhao, violoncello | Ksenia Bashmet, pianoforte | Orchestra I Solisti di Mosca | Yuri Bashmet, direttore

J. Bosso Doppio concerto ispirato da A. Piazzolla e A. Ginastera per violino, violoncello e archi (estratti)
Lo que vendrà après Paris – Years of solitude after gerry Mulligan – Malambo finale
A. Schnittke Concerto per pianoforte e orchestra d’archi (1979)
P. Čajkovskij Souvenir de Florence op. 70
Allegro con spirito
Adagio cantabile e con moto
Allegro moderato
Allegro vivace

 

Ancora un originale omaggio al più grande compositore argentino di tutti i tempi Astor Piazzolla, nel centenario della sua nascita, ed al suo maestro (al Conservatorio di La Plata), Alberto Ginastera. Un concerto che sarà unico nel suo genere perché vedrà in programma nuove pagine musicali in prima esecuzione assoluta, composte ed arrangiate dal celebre musicista italo argentino Jorge Bosso. Lo stile compositivo di Jorge Bosso, autore di numerose opere strumentali e corali, si distingue per la compenetrazione di tradizioni classiche e contemporanee, e per il linguaggio musicale, ricco e brillante. I lavori di Bosso sono molto eseguiti nei vari paesi del mondo, registrati su CD (in particolare dalla famosa ditta EMI classics), vengono spesso trasmessi alla radio. Jorge Bosso svolge come violoncellista un’intensa attività concertistica, insieme all’ensemble strumentale d’archi “The Bosso Tango Concept®”, che fonda il suo lavoro sull’idea di Bosso di non credere nella divisione tra le diverse correnti musicali.
Partiture cariche di suggestioni che attraverso le sonorità del tango e non solo ci condurranno in un viaggio alla scoperta delle tappe che hanno segnato la vita e influenzato la musica di Astor Piazzolla: da Mar del Plata alla Pampa Argentina, passando per New York, Buenos Aires e Parigi fino alla Napoli di Diego Armando Maradona.
Il Concerto per pianoforte e archi di Alfred Schnittke (1934-1998), compositore sovietico di origine tedesca, è del 1979 ed è dedicato al pianista Vladimir Krajnev, suo primo interprete. Come per tante opere di Schnittke, straordinario musicista la cui fama si è imposta, ahimè, troppo tardi tardi, il Concerto è influenzato dal libro di Thomas Mann Doctor Faustus e in genere dalla leggenda di Faust. Il contenuto tematico del Concerto, l’eterna lotta tra il Bene e il Male, si basa su ricerche di carattere filosofico e religioso e in qualche modo è vicino al cinema di Andrej Tarkovskij. Inizialmente fu progettato come un ciclo di “variazioni non sul tema”, in quanto alle modifiche vennero sottoposti solo alcuni elementi del tema che appare alla fine. In più la costruzione del ciclo contiene caratteristiche della forma sonata.
Čajkovskij soggiornò in Italia ben nove volte, tra il 1872 – 1890. Le città che visitò e in cui visse furono: Firenze, Venezia, Genova, Como, Milano, Napoli, Pisa, Pompei, Roma, Sanremo, Sorrento, Tivoli e Torino… Qui egli compose alcune delle sue musiche più belle e più famose, lavorò sulle opere Evgenij Onegin, scrisse La dama di picche (a Firenze in 44 giorni) e La Pulzella d’Orléans; a queste opere si aggiungono il celebre Trio In Memoria del grande Artista, Capriccio italiano per orchestra, alcune Sinfonie (la Seconda e la Quarta), numerose romanze, brani per pianoforte ecc. I soggiorni italiani, inoltre, lo ispirarono a scrivere L’Ouverture sinfonica Francesca da Rimini, il Sestetto per archi Souvenir de Florence ed altro… Čajkovskij è anche autore di testi in italiano scritti sia sulle proprie romanze che su musiche di altri compositori, egli conosceva abbastanza bene la lingua e fin dalla giovinezza ammirava l’arte e la letteratura italiane. Durante i suoi soggiorni nella penisola fece amicizia con vari artisti, in particolare nutriva molta stima per il compositore Giovanni Sgambati, uno dei fondatori del Conservatorio di S. Cecilia.
L’Italia fu per il compositore non soltanto un luogo di riposo e di conforto, che lo placava dai tormenti quotidiani della vita, ma anche un rifugio tranquillo, dove poté lavorare in pace e durante il tempo libero godersi, assorbendone tutto l’incanto, le meraviglie dell’amato paese. L’amore di Čajkovskij per l’Italia si riflesse nelle sue opere ispirate dalla musica popolare. Si sono conservate molte delle lettere scritte da Čajkovskij dall’Italia, lettere che parlano delle cittadine visitate e dell’impressione generale suscitata della visione del paesaggio dell’arte e delle persone incontrate.
Non tornò più in Italia dopo il 1890, fece altri viaggi, andò persino in America, dove ricevette il titolo di dottore “honoris causa” all’università di Cambridge, gli venne riconosciuta così la fama di compositore “classico” quando era ancora in vita ma l’amore per l’Italia non lo abbandonò mai. Ai suoi ricordi dei soggiorni italiani, soprattutto a quello fiorentino, è dedicata ancora una composizione, molto originale: Souvenir de Florence. Si tratta di un Sestetto per archi – due violini, due viole e due violoncelli. Confessava, come sempre molto modesto:
“Ho cominciato a scrivere il sestetto e la composizione per ora procede con molta difficoltà; questa forma d’espressione completamente nuova per me, mi crea dei problemi; mi sembra sempre che non ci siano veramente sei voci, ma di comporre, in realtà, per orchestra e di fare soltanto una riduzione per sei strumenti ad arco. Ma forse quando mi metterò in carreggiata andrà meglio. Ad ogni modo voglio portare a termine l’impresa a qualunque costo”. Ciò nonostante, due mesi dopo, annunciò con soddisfazione: “Che sestetto! E che fuga finale! È un vero piacere. Sono scandalosamente contento di me!”
Per quanto riguarda il titolo Souvenir de Florence le ipotesi sono due: che questo si riferisca al soggiorno fiorentino, durante il quale scrisse così velocemente La dama di picche, oppure al carattere italianizzante del secondo movimento.

Commento a cura di Valerij Voskobojnikov