Sabato 4 settembre – ore 18.30
Villa San Martino | Portoferraio
Quartetti di J. Haydn nei luoghi di Napoleone
200 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte
Aki Saulière, Liana Gourdjia, violini, Sào Soulez Larivière, viola | Konstantin Pfiz, Raphael Bell, violoncello | Amerigo Bernardi, contrabbasso
J. Haydn | Quartetto op. 33 n. 2 (Hob.III:38) |
Allegro moderato
Scherzando – Trio
Largo
Finale. Presto
G. Rossini | Duetto per violoncello e contrabbasso |
I. Allegro
II. Andante molto
III. Allegro zingarese
J. Haydn | Quartetto op. 76 n. 4 (Hob.III:78) |
Allegro con spirito
Adagio
Menuet. Allegro e Trio
Finale. Allegro ma non troppo
Il secondo concerto dei tre che si è scelto di eseguire nei luoghi di Napoleone, si apre con uno dei Sei Quartetti dell’op. 33 detti “Russi”, in quanto effettivamente furono scritti tra 1781-1782 e dedicati al granduca Pavel Petrovič, futuro Imperatore della Russia Pavel I, soprannominato “Der Scherz”. Queste composizioni rappresentano un punto di svolta nella storia del quartetto e possono essere considerate i primi quartetti in perfetta forma classica. Franz Joseph Haydn era già famoso in tutta Europa come autore di più di 80 sinfonie e di tanta musica da camera. Fu lo stesso Haydn, nella sua dedica dell’op. 33 a presentarli con queste significative parole: “essi sono in forma interamente nuova, come mi è riuscito di fare dopo non averne più scritti per dieci anni”. Forse si riferiva a una maniera insolita di usare gli strumenti, all’inedita intensità dello sviluppo tematico e all’inclusione dello Scherzo al posto del Minuetto. Sono numerose le trovate spiritose: già nel primo Allegro moderato il tema è molto incisivo, ogni tanto il primo violino esplode in delle veloci cadenze; lo Scherzo, l’Allegro e il Trio (soprattutto) sono pieni di sorprese; il Largo sostenuto inizia con l’esposizione del tema da parte della viola e del violoncello, che suonano da soli. Più di tutto però brilla il Rondò finale, vivacissimo, con improvvise pause generali, soste non preannunciate e con una brusca interruzione del tema alla fine.
E se l’umorismo di Haydn verso la fine del Quartetto ci lascia di buon umore, nel Duo di Rossini c’è davvero da divertirsi: il genio pesarese, “il sole italiano”, definito da Giuseppe Mazzini “un titano […] di potenza e d’audacia […] il Napoleone d’un’epoca musicale”, oltre alle famose opere liriche ci lascia una piccola serie di brani cameristici tra cui un Duetto per violoncello e contrabbasso composto a Londra alla fine del 1824 e dedicato a Sir David Salomons, violoncellista dilettante, che lo avrebbe eseguito assieme al famoso e virtuoso contrabbassista, Domenico Dragonetti. Rossini inventa un gioiello di estrema ingegnosità armonica e contrappuntistica sfruttando in modo comico le possibilità dei due strumenti che imitano le voci del basso e del tenore, ci vuole senza dubbio del vero virtuosismo per affrontare questi “scherzi”. La composizione si articola in tre movimenti: Allegro, Andante molto, Allegro zingarese.
Negli ultimi Quartetti, come in quello dell’op.76 n.4 composto tra 1796-1797, con in nomignolo “Aurora”, Haydn raggiunge delle sonorità inedite per quattro strumenti, inventando i temi, i ritmi e dei giochi polifonici davvero stupefacenti. Il tema ascendente dell’Allegro con spirito poi viene “capovolto” a specchio in tonalità minore; l‘Adagio è di una sublime astrazione mentre il Minuetto ed anche il Finale ritrovano ritmi e carattere decisamente popolari: sia nel modo “rustico” che negli accenti “pesanti”. Le meraviglie continuano fino alla fine, con una Coda in accelerando e con dei giochi polifonici di un’eterna freschezza, qualità che va riconosciuta a questo genio, ammirato anche da Napoleone.
Haydn e Napoleone
Dalle varie fonti risulta che Napoleone fu un grande ammiratore di Franz Joseph Haydn: è noto l’episodio in cui, durante l’occupazione di Vienna da parte delle sue truppe, nel maggio 1809, mise un picchetto d’onore in segno di rispetto davanti alla casa del compositore morente, in Kleine Steingasse. Il compositore in quei giorni era ormai un invalido: ma nonostante la debolezza, come si raccontava, ogni mattina si alzava, andava al pianoforte per eseguire, in segno di protesta contro l’aggressore, l’Inno dell’Austria composto da Haydn stesso nel mese di gennaio 1797 al ritorno dall’Inghilterra, dove rimase assai impressionato dall’inno nazionale God Save the Queen. Allora, tornando a Vienna, il compositore austriaco decise che nel suo paese regnava, a causa della disfatta nella guerra contro Napoleone, una generale depressione spirituale, e che bisognava tirare su il morale del popolo con una canzone di forte carattere patriotico. Nel gennaio del 1797 egli mise in musica una breve poesia di Ledopold Haschka “Gotte erhalte Franz den Kaiser”, che fu immediatamente approvata dal popolo e dalle autorità e dal 12 febbraio 1797 fino al 1918, fino alla fine della monarchia, rimase inno nazionale. Su questa base musicale viene attualmente cantato Das Lied der Deutschen, inno della Repubblica Federale Tedesca. Così, i russi cantano sulla musica di Aleksandr Aleksandrov, gli italiani su quella di Michele Novaro, mentre i tedeschi hanno la musica di Franz Joseph Haydn.
Ora, durante il mese di maggio del 1809, Vienna era assediata dell’esercito francese e qualche proiettile cadde proprio nei pressi della casa di Haydn: la servitù si spaventò molto ma “papà Haydn” li tranquillizzò dicendo che finché c’era lui, alla casa non sarebbe successo niente di brutto. Ciononostante, mentre il bombardamento continuava, il vecchio compositore (77 anni!) abbandonò questo mondo, la mattina del 31 maggio 1809: il suo cuore non sopportò la violenza e il rumore assordante delle esplosioni. Nella città dove padroneggiavano i soldati francesi, per molti giorni non si seppe della scomparsa del geniale musicista, il suo funerale passò quasi inosservato, il 15 giugno in onore del compositore si tenne una messa funebre con l’esecuzione del Requiem di Mozart. Pare che l’Imperatore abbia ordinato di essere rappresentato da qualche suo alto ufficiale, non partecipando alla cerimonia in prima persona.
L’idea di eseguire in onore del Bicentenario Napoleonico proprio i Quartetti di Haydn nelle sue dimore e residenze elbane, fu suggerita dal fatto che proprio a Napoleone è dedicata la prima edizione completa dei Quartetti per archi di Haydn, nota come “Édition Bonaparte”, pubblicata in Francia nel 1801 da Pleyel (che del grande compositore fu allievo) con la dedica “au Premier Console Bonaparte”. In programma due eventi nelle Residenze Napoleoniche che oggi ospitano il Museo Nazionale: la Palazzina dei Mulini, detta anche “Villa dei Mulini”, e la Villa di San Martino, entrambe a Portoferraio, mentre in data 10 settembre le musiche di Haydn risuoneranno nei pressi del Santuario della Madonna del Monte, alle pendici del Monte Giove, presso Marciana, noto per aver ospitato Napoleone Bonaparte e la sua amante Maria Walewska nel 1814.
Ancora qualche dato storico da noi rinvenuto qua e là sugli intrecci biografici tra la vita del grande compositore austriaco e quella dell’ Imperatore: nel catalogo delle opere di Haydn, (costato 30 anni di paziente lavoro al musicologo olandese Anthony van Hoboken), pubblicato nel 1957, risultano come “di dubbia attribuzione” ben due Marce che Haydn avrebbe scritto in onore di Napoleone, Napoleons Siegesmarsch e Napoleon Marsch, con il seguente organico: 2 clarinetti, 2 fagotti, un serpentone (specie di cornetto), 2 corni, tromba e percussioni. Le Marce sono state pubblicate nel 1795 sulla rivista Diletto musicale da un editore privato.
La prima delle sei Messe scritte da Haydn nel 1796 in Do maggiore fu soprannominata “Missa in Tempore Belli”, perché nel periodo della sua composizione l’esercito di Napoleone, spostandosi verso la frontiera austriaca, invase il Nord Italia. Haydn vi usò, in particolare nell’Agnusdei, il canto ecclesiastico, mentre le trombe e tamburi dovrebbero creare delle associazioni con la guerra. Più tardi, nel 1800, Haydn fu inviato ad assistere alla prima parigina dell’oratorio Creazione del mondo (Die Schöpfung) ma a causa del conflitto tra l’Austria e la Francia non poté essere presente, del resto la sua salute all’età di 68 anni, non avrebbe retto un viaggio così impegnativo. Il concerto si tenne il 24 dicembre 1800, tutti i biglietti vennero venduti con 15 giorni di anticipo e l’esecuzione ebbe un’enorme successo. Napoleone si stava recando a teatro per assistere a questa storica “prima”, ma durante il viaggio, mentre la sua carrozza percorreva la rue Saint-Nicaise, esplose potente bomba che costò la vita a cinque persone mentre altre ventisei rimasero gravemente ferite. Napoleone e la moglie Giuseppina sfuggirono per un soffio alla morte.
Per quanto riguarda l’Edizione dei Quartetti, con la dedica al Console Bonaparte, dobbiamo precisare che Ignace Pleyel fondò nel 1797 una propria casa editrice musicale («Maison Pleyel»), che tra l’altro nel 1801 pubblicò l’edizione completa dei Quartetti di Haydn. Nel 1805 Pleyel partì per Vienna proprio per regalare al compositore la nuova edizione dei suoi Quartetti per archi. Il figlio dell’editore così descrisse questa visita: “Haydn è completamente decrepito, con molta fatica pronuncia qualche parola e poi gli manca il respiro. Cammina con difficoltà, ha appena 73 anni ma ha l’aspetto di un 80-enne. Dice di continuo che è troppo vecchio ed è inutile al mondo”.
Per concludere presentazione riporto dai Diari del grande pianista Svjatoslav Richter un suo consiglio: “Ascoltate più spesso i quartetti di Haydn. Ne trarrete molto piacere e utilità (probabilmente anche per la salute).