Domenica 29 agosto – ore 18.30
Giardino della Palazzina dei Mulini | Portoferraio
Quartetti di J. Haydn nei luoghi di Napoleone
200 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte
Quartetto Lyskamm (Cecilia Ziano, violino | Clara Franziska Schötensack, violino | Francesca Piccioni, viola | Giorgio Casati, violoncello)
J. Haydn | Quartetto op. 20 n. 5 (Hob.III:35) |
Moderato
Menuetto Presto ma non troppo e Trio
Adagio
Finale. Fuga a due soggetti
J. Haydn | Quartetto op. 77 n. 2 (Hob.III:82) |
Allegro moderato
Minuetto. Presto e Trio
Andante
Finale. Vivace assai
Il quinto dei Sei quartetti del sole dall’op. 20, composto attorno al 1771-1772, si distingue per la grande maestria di un affermato compositore quarantenne e per la sua straordinaria freschezza e originalità. Basterebbe menzionare il Finale scritto in forma d’una “Fuga a due soggetti”. Del resto, vivendo e lavorando ormai da dieci anni presso la ricchissima famiglia del principe Eszterhàzy, Haydn confessava: “… potevo sperimentare nuove cose, osservare ciò che creava un buon effetto e ciò che lo indeboliva e quindi revisionare, fare aggiunte o tagli, correre dei rischi. Ero tagliato fuori dal mondo, nessuno nelle mie vicinanze poteva minare la fiducia in me stesso o importunarmi, per cui non mi restava altra scelta che l’originalità”. Nel suo Quartetto si stabilisce l’equilibrio tra le voci, non più dominate solo dai due violini, ma con la partecipazione a pieno titolo anche dei timbri più gravi. Già la prima frase del Moderato iniziale, pronunciata dal primo violino, sostenuta da quattro note ripetute, è potente. Si procede in modo decisamente innovativo: con la voce del violoncello in evidenza insieme con due violini, mentre la viola tiene un pedale interno. Il Minuetto successivo è molto lontano dal carattere originario di danza; nonostante la tonalità di maggiore nel Trio, il tono generale sottomesso e il carattere melanconico predominano. Nell’Adagio in ritmo di Siciliana, il tema in Fa maggiore, di lineare semplicità, viene variato, ricamato in modo geniale dal primo violino, con il sostegno ritmico degli altri tre strumenti. Nel Finale, ancora una trovata: nel primo soggetto della Fuga si ritrova l’angolosità del tema principale del primo movimento, mentre il controsoggetto richiama il ritmo insistente di quattro note dell’accompagnamento iniziale del Moderato. La perfezione è assoluta!
Dopo le fughe dei Quartetti op.20 il maestro di Rohrau cercò di studiare meglio il discorso strumentale a quattro, nel 1781 compose i sei “Quartetti russi” con questa dedica al granduca Pavel:”… essi sono di forma interamente nuova, come mi è riuscito di fare dopo non averne più scritti per dieci anni”. Poi, attorno al 1799, mentre lavorava sull’oratorio La Creazione, che avrebbe coronato felicemente la carriera artistica di Haydn, scrisse anche i due Quartetti in Sol maggiore e in Fa maggiore op. 77 dedicati al duca Maximilian Lobkowitz, uno dei più generosi mecenati di Beethoven. Nell’Allegro moderato con un solo trema elaborato, di carattere amabile e cordiale, si nota il maggior coinvolgimento di tutti e quattro gli strumentisti, la polifonia è ricca, la sonorità ricercata, il “misterioso” e la drammaticità predominano nella parte centrale. Il Minuetto è molto spiritoso, “ammiccante”, con il violoncello usato quasi da percussione, con pause e sorprese ritmiche. Il bel Trio in Re bemolle maggiore, cantabile. L’Andante assomiglia ad una marcia, il tema viene esposto in un duetto assai originale dal primo violino e violoncello, ma poi ognuno dei quattro lo varia costantemente, arricchendolo. Il finale, un Rondò monotematico come il primo movimento, contiene ritmi e movenze tipici delle danze dell’oriente europeo, la più riconoscibile delle quali è una polacca.
Haydn e Napoleone
Dalle varie fonti risulta che Napoleone fu un grande ammiratore di Franz Joseph Haydn: è noto l’episodio in cui, durante l’occupazione di Vienna da parte delle sue truppe, nel maggio 1809, mise un picchetto d’onore in segno di rispetto davanti alla casa del compositore morente, in Kleine Steingasse. Il compositore in quei giorni era ormai un invalido: ma nonostante la debolezza, come si raccontava, ogni mattina si alzava, andava al pianoforte per eseguire, in segno di protesta contro l’aggressore, l’Inno dell’Austria composto da Haydn stesso nel mese di gennaio 1797 al ritorno dall’Inghilterra, dove rimase assai impressionato dall’inno nazionale God Save the Queen. Allora, tornando a Vienna, il compositore austriaco decise che nel suo paese regnava, a causa della disfatta nella guerra contro Napoleone, una generale depressione spirituale, e che bisognava tirare su il morale del popolo con una canzone di forte carattere patriotico. Nel gennaio del 1797 egli mise in musica una breve poesia di Ledopold Haschka “Gotte erhalte Franz den Kaiser”, che fu immediatamente approvata dal popolo e dalle autorità e dal 12 febbraio 1797 fino al 1918, fino alla fine della monarchia, rimase inno nazionale. Su questa base musicale viene attualmente cantato Das Lied der Deutschen, inno della Repubblica Federale Tedesca. Così, i russi cantano sulla musica di Aleksandr Aleksandrov, gli italiani su quella di Michele Novaro, mentre i tedeschi hanno la musica di Franz Joseph Haydn.
Ora, durante il mese di maggio del 1809, Vienna era assediata dell’esercito francese e qualche proiettile cadde proprio nei pressi della casa di Haydn: la servitù si spaventò molto ma “papà Haydn” li tranquillizzò dicendo che finché c’era lui, alla casa non sarebbe successo niente di brutto. Ciononostante, mentre il bombardamento continuava, il vecchio compositore (77 anni!) abbandonò questo mondo, la mattina del 31 maggio 1809: il suo cuore non sopportò la violenza e il rumore assordante delle esplosioni. Nella città dove padroneggiavano i soldati francesi, per molti giorni non si seppe della scomparsa del geniale musicista, il suo funerale passò quasi inosservato, il 15 giugno in onore del compositore si tenne una messa funebre con l’esecuzione del Requiem di Mozart. Pare che l’Imperatore abbia ordinato di essere rappresentato da qualche suo alto ufficiale, non partecipando alla cerimonia in prima persona.
L’idea di eseguire in onore del Bicentenario Napoleonico proprio i Quartetti di Haydn nelle sue dimore e residenze elbane, fu suggerita dal fatto che proprio a Napoleone è dedicata la prima edizione completa dei Quartetti per archi di Haydn, nota come “Édition Bonaparte”, pubblicata in Francia nel 1801 da Pleyel (che del grande compositore fu allievo) con la dedica “au Premier Console Bonaparte”. In programma due eventi nelle Residenze Napoleoniche che oggi ospitano il Museo Nazionale: la Palazzina dei Mulini, detta anche “Villa dei Mulini”, e la Villa di San Martino, entrambe a Portoferraio, mentre in data 10 settembre le musiche di Haydn risuoneranno nei pressi del Santuario della Madonna del Monte, alle pendici del Monte Giove, presso Marciana, noto per aver ospitato Napoleone Bonaparte e la sua amante Maria Walewska nel 1814.
Ancora qualche dato storico da noi rinvenuto qua e là sugli intrecci biografici tra la vita del grande compositore austriaco e quella dell’ Imperatore: nel catalogo delle opere di Haydn, (costato 30 anni di paziente lavoro al musicologo olandese Anthony van Hoboken), pubblicato nel 1957, risultano come “di dubbia attribuzione” ben due Marce che Haydn avrebbe scritto in onore di Napoleone, Napoleons Siegesmarsch e Napoleon Marsch, con il seguente organico: 2 clarinetti, 2 fagotti, un serpentone (specie di cornetto), 2 corni, tromba e percussioni. Le Marce sono state pubblicate nel 1795 sulla rivista Diletto musicale da un editore privato.
La prima delle sei Messe scritte da Haydn nel 1796 in Do maggiore fu soprannominata “Missa in Tempore Belli”, perché nel periodo della sua composizione l’esercito di Napoleone, spostandosi verso la frontiera austriaca, invase il Nord Italia. Haydn vi usò, in particolare nell’Agnusdei, il canto ecclesiastico, mentre le trombe e tamburi dovrebbero creare delle associazioni con la guerra. Più tardi, nel 1800, Haydn fu inviato ad assistere alla prima parigina dell’oratorio Creazione del mondo (Die Schöpfung) ma a causa del conflitto tra l’Austria e la Francia non poté essere presente, del resto la sua salute all’età di 68 anni, non avrebbe retto un viaggio così impegnativo. Il concerto si tenne il 24 dicembre 1800, tutti i biglietti vennero venduti con 15 giorni di anticipo e l’esecuzione ebbe un’enorme successo. Napoleone si stava recando a teatro per assistere a questa storica “prima”, ma durante il viaggio, mentre la sua carrozza percorreva la rue Saint-Nicaise, esplose potente bomba che costò la vita a cinque persone mentre altre ventisei rimasero gravemente ferite. Napoleone e la moglie Giuseppina sfuggirono per un soffio alla morte.
Per quanto riguarda l’Edizione dei Quartetti, con la dedica al Console Bonaparte, dobbiamo precisare che Ignace Pleyel fondò nel 1797 una propria casa editrice musicale («Maison Pleyel»), che tra l’altro nel 1801 pubblicò l’edizione completa dei Quartetti di Haydn. Nel 1805 Pleyel partì per Vienna proprio per regalare al compositore la nuova edizione dei suoi Quartetti per archi. Il figlio dell’editore così descrisse questa visita: “Haydn è completamente decrepito, con molta fatica pronuncia qualche parola e poi gli manca il respiro. Cammina con difficoltà, ha appena 73 anni ma ha l’aspetto di un 80-enne. Dice di continuo che è troppo vecchio ed è inutile al mondo”.
Per concludere presentazione riporto dai Diari del grande pianista Svjatoslav Richter un suo consiglio: “Ascoltate più spesso i quartetti di Haydn. Ne trarrete molto piacere e utilità (probabilmente anche per la salute).