Sabato 11 settembre – ore 18.00 | Prenotazione obbligatoria entro il 10 settembre
Chiesa di S. Gaudenzio | Isola di Pianosa (Campo nell’Elba)
Viaggio musicale all’Isola di Pianosa
(In collaborazione con il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano)
Mario Brunello, violoncello | Karina Oganjan, soprano | Coro del Friuli Venezia Giulia | Cristiano Dell’Oste direttore
J. Tavener | Sviaty per coro e violoncello |
Akhmatova songs per soprano e violoncello | |
A. Pärt | Fratres (versione per coro, violoncello e percussioni) |
J.S. Bach | Ciaccona dalla Partita BWV 1004 per violoncello piccolo e coro |
A. Arenskij | Tre Quartetti vocali op. 57 |
O. Gjeilo | Serenity (O Magnum Misterium) per coro e violoncello |
Un concerto mistico, dove le voci corali si intrecciano alle calde sonorità del violoncello di Mario Brunello. Un programma musicale che dà vita ad originali incontri, da Bach alla musica contemporanea.
Il compositore britannico Sir John Tavener (1944-2013) è stato un musicista contemporaneo di fama internazionale. Molto conosciuto soprattutto in Inghilterra da quando la sua composizione, Celtic Requiem, fu registrata dalla Apple Records, casa discografica fondata nel 1968 dai Beatles, Tavener fu un compositore orientato verso tematiche spirituali e religiose, già prima della conversione alla confessione ortodossa, avvenuta nel 1977. (E’ stato battezzato dall’esarca del patriarcato di Mosca per l’Europa occidentale metropolita Antonij di Surož, alla nascita Andrej Bloom, che ho avuto l’onore di incontrare assistendo a una sua funzione religiosa nella mia giovinezza, a Mosca nel 1963. Anni dopo ho scoperto, direttamente dalla nipote, che il padre Bloom era imparentato con il compositore russo Aleksandr Skrjabin).
John Tavener, nel suo stile compositivo, ha assimilato in particolare la lezione dell’ultimo Stravinskij e di Messiaen, ha scritto inoltre moltissima musica vocale, la sua Song for Athene fu eseguita ai funerali della principessa Diana nel 1997.
“Ho iniziato a scrivere Sviaty all’inizio del 1995: mentre lo abbozzavo, ho appreso che John Williams, padre di Jane, mio caro amico ed editore, stava morendo. Non potevo fare a meno di dedicarlo a Jane e alla memoria di suo padre. Il testo è in slavo ecclesiastico ed è usato in quasi tutte le funzioni ortodosse russe, forse in modo più toccante dopo che la congregazione ha baciato il corpo in una bara aperta a un funerale ortodosso. Il coro canta mentre la bara viene chiusa e portata fuori dalla chiesa, seguita dai credenti con candele accese. Il violoncello rappresenta il Sacerdote o Ikon di Cristo, e dovrebbe suonare a distanza dal coro, forse all’estremità opposta dell’edificio. Come nel dramma greco, coro e sacerdote dialogano tra loro. Poiché il violoncello rappresenta l’icona di Cristo, deve essere suonato senza alcun sentimento di carattere occidentale, ma dovrebbe derivare dal canto della Chiesa ortodossa orientale”.
Dopo aver scoperto la Fede nella Chiesa ortodossa, che Tavener riteneva più autentica di quella occidentale, il compositore si rivolse anche alla grande letteratura russa, componendo nel 1977 un’opera da camera, Gentle Spirit, ispirata dalla novella di Fëdor Dostoevskij Krotkaja. Due anni dopo mise in musica i testi del poema drammatico Requiem di Anna Achmatova, per decenni proibito in URSS, eseguito a Mosca sotto la direzione di Gennadij Roždestvenskij che apprezzava molto questa composizione. Risalgono poi al 1993 gli Akhmatova Songs, brani composti su poesie della Achmatova risalenti a diversi periodi della sua vita: i primi tre testi esprimono ammirazione per altri grandi poeti (Dante, Puškin, Lermontov, Pasternak), mentre il quarto e il quinto sono più intimi e personali, riguardano una riflessione interiore dell’Achmatova sulla propria esistenza e sulla propria poetica; il tutto reso da Tavener con una musica che si adegua alla semplicità dei testi in modo suggestivo e attraente.
Tavener attribuì alla propria conversione un ruolo fondamentale nella composizione delle sue opere, la Fede ortodossa, ispirandolo, gli permise di toccare profondamente i cuori degli inglesi in maniera tanto pregnante che sarebbe stato impensabile fino a quel momento.
Tavener riconobbe in Arvo Pärt “uno spirito affine”, condivise con lui la comune tradizione religiosa e una predilezione per la trasparenza strutturale.
Arvo Pärt è un compositore estone di musica contemporanea legato al minimalismo. Dopo gli esordi, in cui il suo linguaggio utilizzava tecniche come la dodecafonia ed il collage, fu coniato, proprio per la sua musica, il termine di “minimalismo sacro”, di cui è riconosciuto esponente assieme ad autori come Henryk Górecki e John Tavener. È un compositore apprezzato soprattutto per la semplicità dell’ascolto e la trasparenza emotiva delle sue opere.
Dopo il periodo dedicato alla sperimentazione della “tecnica del collage” (adottata anche dai suoi colleghi, Alfred Schnittke e Sofia Gubajdulina) e otto anni di assoluto silenzio (dal 1968 al 1976), pervenne ad un nuovo stile compositivo basato sulla semplificazione massima di tutti gli strumenti compositivi. Il risultato fu la creazione, nel 1976 con il Cantus in memoriam Benjamin Britten, di un nuovo stile molto rigoroso ed originale: il “tintinnabuli”, costruito interamente su triadi e scale tonali, dove l’impiego della voce umana è di rilevante importanza. “Lavoro con pochissimi elementi – una voce, due voci. Costruisco con i materiali più primitivi, con l’accordo perfetto, con una specifica tonalità. Tre note di un accordo sono come campane. Ed è perciò che chiamo questo tintinnabulazione”.
Mstislav Rostropovič gli commissionò un concerto per violoncello e orchestra che verrà intitolato Pro et contra e verrà composto con la tecnica del collage. Nel 2011 Arvo Pärt viene insignito del dottorato honoris causa in musica sacra dal Pontificio Istituto di Musica Sacra, insieme a Luigi Ferdinando Tagliavini e Diego Fasolis, il 10 dicembre dello stesso anno viene nominato membro del Pontificio Consiglio della Cultura da Benedetto XVI.
Fratres è una composizione del 1977 realizzata in più versioni, senza strumentazione fissa: un set di variazioni di carattere quasi ipnotico su un tema di sei battute con un ricorrente motivo percussivo.
La Ciaccona, ossia il quinto movimento della Partita, è una Ciaccona alla francese (su un basso libero), organizzata come seguito di variazioni, disposte secondo il principio del contrasto e dell’intensificazione, arricchite dall’intervento di numerosi temi secondari e caratterizzate da un livello di virtuosismo straordinario. Definita “Mitica” da Brunello, la Ciaccona sembra essere un omaggio di Bach alla memoria della prima moglie, Maria Barbara, scomparsa mentre questi era in viaggio con il principe Leopold, alla cui corte dal 1717 al 1723 ricoprì il ruolo di Direttore Musicale. Ad un attento ascolto si avverte una sovrapposizione di colori che parlano di vita e di morte e raccontano la storia dell’amata consorte.
Chiudono il programma due rare proposte: Tre quartetti op 57 (Serenata, Alle stelle cadenti e La fonte calda) di Arenskij e Serenity (o magnum mysterium) di Ola Gjeilo. I Tre quartetti sono canti in russo accompagnati dalla discreta presenza del violoncello.
Ho trovato delle curiose notizie riguardanti questa rarità di Arenskij e la dedica di questa composizione che in originale è intitolata esattamente in questo modo: Tre Quartetti oppure per il coro a 4 voci e violoncello. E sopra al titolo si legge: ”Dedicato al Primo Quartetto vocale russo A.K. Gunga, A.S. Dore, M.A. Goltison e K.A. Tavastšterna”. Non è stato molto facile scoprire dietro queste iniziali chi fossero i quattro cantanti, evidentemente un soprano (A.K. Gunga), un mezzosoprano (Alina Stepanovna Dore, in verità Aleksandra Matveeva), un tenore (Michail Aleksandrovič Goltison) ed infine il basso (Karl Avgustovič Tavaststjerna). Quest’ultimo, decisamente non russo ma svedese, fu scrittore, scultore e cantante amatoriale ed è stato proprio lui a fondare a Pietroburgo nel 1901 questo “Primo quartetto vocale russo”, che continuò ad esistere per vent’anni, affermandosi in tutto il paese. La cantante Dore ha studiato e vissuto in Italia, in particolare a Napoli e poi in Russia nella troupe italiana. Per quanto riguarda l’idea di Arenskij, risulta che abbia composto altri Duetti per voci e pianoforte e poco prima del Quartetto op. 57, un altro op. 55, a cappella, anche questo dedicato a Karl Tavaststjerna. L’idea di aggiungere il violoncello solista è particolarmente originale, probabilmente l’intento è quello di arricchire le poesie di Afanasij Fet con dei suoni suggestivi. Anche nel Quartetto op.55 sono utilizzate la poesie di Fet oltre a quella di Lermontov (sono i nomi che ritroveremo nelle Songs di Achmatova).
Serenity (O magnum mysterium) di Ola Gjeilo, classe 1978, ci riporta al sacro raccoglimento iniziale, un esempio di minimalismo e semplicità che non rinuncia però all’invenzione melodica. Ola Gjeilo (pronunciato Yay-lo) è nato in Norvegia e si è trasferito negli Stati Uniti nel 2001 per iniziare i suoi studi di composizione presso la Juilliard School di New York City. Attualmente compositore a tempo pieno con sede negli Stati Uniti, Ola è anche molto interessato al cinema, la sua musica trae ispirazione dalle colonne sonore dei film e dalla musica cinematografica.